giovedì 28 aprile 2011

Niente..



..ho provato a scrivere da una mezz'ora a questa parte l'incipit di un post che non fosse un fiume di pensieri, mettendola sul racconto. C'ho provato due volte.
Ma non riesco ad essere impersonale. Non riesco a non scrivere qualcosa che non sia fluido e scorrevole nel mio cervello e che tale arrivi alle dita. E infatti ora volano, senza filtro..
..che qui son giorni strani, qui la gente non sa che inventarsi..
..sarà questo torpore sociale che ci circonda, questa popolazione anestetizzata che fa scattare un polpastrello appena c'è indignazione, insulti in Parlamento, leggi illegali, papi santificati quando si dovrebbe festeggiare altro, acque privatizzate e nuclearizzate.. sembra quasi sveglia, st'Italia.. ma poi il l'anestesia sale di nuovo, con la tv, i telegiornali, le tette, gli scoop, i grandi fratelli, isole povere con sconosciuti ricchissimi.. e giù di nuovo nel limbo, aspettando d'indignarsi ancora..
..sarà che siamo frust(r)ati dal lavoro, da chi ci è sopra e dovrebbe stare sotto, da chi non ci capisce, da chi non ci parla.. che non sappiamo dove sbattere, e ci aggrappiamo a sguardi che spesso non s'incrociano, a parole che nessuno pronuncia, a incontri che non vengono mai organizzati..

..sarà che a volte la gente è strana e basta..

..che io ho i miei mille difetti, sia chiaro.. sono pigro, svogliato, non mento ma ometto, porto spesso rancore ma mai si direbbe, accetto di rado delle critiche di qualunque genere, sono permaloso, i miei comportamenti spesso non combaciano con quello che penso, cambio spesso idea e sempre in peggio, appaio ma non rimango, mi lavo poco, la mia stanza è sempre e comunque la riproduzione in scala dei bombardamenti su Berlino del '43, non ho la patente, la mia libreria è un enorme portachiavi che hanno tutti gli americani nei film all'entrata delle case dove ci infilano di tutto appena tornano a casa, perfino il mio iPod è disordinato, fumo in camera, ho una sonda aliena infilata nel sedere, non vedo un dottore da quando ero minorenne, mangio schifezze, ho le mani bucate, raramente il sonno lascia il mio corpo ed ho il pisello piccolo..
..solo una delle precedenti affermazioni è falsa.. trovatela!

..insomma, io i miei difetti ce li ho, ripeto.. ma..

..ma 'sto giro mi fermo qui.. non mi metto ad imprecare, deprimermi, incazzarmi..
'sto giro voglio scrivere senza che nessuno poi mi dica "sai ho letto il tuo blog e non va bene", "ma parlavi di me?", "mi devi spiegare che significa quel post".. no, davvero..
..è vero il blog è pubblico, io scrivo e quindi c'è chi legge, e poi devo accettarne le cons... si, lo so, lo so.. già ne abbiamo parlato, quindi non mi ripeto..
.. solo una cosa: io scrivo, uno chiede, io rispondo.. e la risposta è quella, fine..
..smettiamola, con questa storia.. se offendo, insulto, provoco, tutta la libertà, anche di denunciarmi alla Postale..
..ma se io sto qui e mi sfogo, mi libero, mi diverto, mi estraneo, può per favore passare inosservato come passano inosservate le vostre ore passate a piangere con la musica, il vostro farvi incantare dal primo coglione che passa, le vostre scarpe nuove comprate durante una sessione di shopping depresso?
..si può, per favore?

Namaste.

mercoledì 20 aprile 2011

Tanto Per..


..cambiare, rimanere uguali, credere, illudere..
Tanto Per..
..e qui siamo di nuovo nel limbo, si aspettano i ribelli senz'armi ma con bocche piene di parole inutili, li aspettiamo al varco, pronti ad essere derisi e raggirati..
..siamo di nuovo ad aspettare segnali sempre uguali, discorsi già sentiti, gesti già vissuti.. pronti a vivere altre giornate da soli, seduti mentre altri alzeranno bandiere e porteranno striscioni, grideranno anche per noi non sapendo che siamo in grado benissimo di strillare tutto quello che abbiamo dentro anche da soli..
..siamo di nuovo qui a capire se davvero ne vale la pena, che più che i soldi ci mancherebbero gli amici, quelli che per anni ci hanno ascoltato ed abbiamo sostenuto.. ci mancherebbero più la routine, il caffè e relative macchinette, gli ascensori, le chiacchiere appena varcata la soglia? o ci guarderemo indietro ed avremo nostalgia anche della posta da controllare, dei meeting, delle chiamate dall'alto?
..se davvero, per nostra volontà o per avverso destino, dovessimo andarcene da lì, e metter fuori il naso ad annusare un Italia che ci puzza di marcio, di antico, di stantio? se davvero il treno, la mattina, lo dovessimo prendere un giorno verso "di là", se non ci fosse più un bar, un incontro, uno sguardo?
..sembra melodrammatico (lo è, in realtà), ma a me dispiacerebbe..
..so solo che a volte, invece di aspettare, bisogna anticipare.. (essere pro attivi, giusto?)..
..forse è ora di dare qualche spallata, uno sguardo ed un pensiero, per una volta, "out of the box"..
..forse 'sto giro non dovrò curare, se riuscirò a preoccuparmi del prevenire..
..forse, pre una volta..
..forse..

Namaste.

martedì 19 aprile 2011

E Se Fossi Normale Io?



Che succederebbe?
Se i miei silenzi, le mie paure, le mie pigrizie, i miei tradimenti morali, le mie assenze, i miei rimandi, le mie mancanze, le mie dimenticanze.. se tutto questo fosse normale?
Se tutto questo non disturbasse il prossimo, se tutto questo non disturbasse me..
Le mie giornate sarebbero piene di sole, dolci sorrisi, strette di mano, uscite confermate, bevute misurate, messaggi dosati? Ci sarebbe qualcuno al mio fianco, avrei quel qualcuno da cui tornare a casa, ci sarebbe un anello da far indossare, dei fianchi da giudicare snelli, dei vestiti da annusare, dei capelli da togliere dal lavandino, una schiena da abbracciare al supermercato mentre faccio la spesa?
Forse si, queste e mille altre cose..
Ma io non sono normale.
Io sono una persona che non è come vedete, e qualcuno se ne sta accorgendo.
La mia non-voglia di fare mi porta a non pensare, o a pensare poco.
Il mio voler andare avanti mi porta a lasciare indietro cose e persone.
La mia poca forza di volontà mi porta a preferire le vie più facili, più calpestabili.. poi mi pulisco le scarpe, e così sia.
Se ti dico usciamo, probabilmente non mi vedrai, perché all'ultimo sceglierò la via più facile.
Sono bravo ad usare quel poco di magnetismo che potrei anche lontanamente riconoscermi, sono bravo in quello.. ma poi torno io, quello vero.
La mia simpatia ti ci fa fare un pensiero, forse.
Ma è difficile, difficilissimo stare dentro questa testa, soprattutto se poi ti devi relazionare con qualcuno che si aspetta altro, rispetto a tutto 'sto schifo.

Sono stati due giorni pesi, due giorni pieni di pensieri confusi ma almeno divisi per categorie.
Click destro.
Ordina.
Per nome.

Ho deciso un paio di cose, sempre forse, sempre non chiedetemelo, sempre che sia così.
Vorrei solo avere la capacità di farmi piacere il parlare tanto quanto mi piace lo scrivere, vorrei non avere polvere per la lingua e spolverino per i polpastrelli. Un paio di persone Sabato hanno testato la mia immensa difficoltà nell'esprimermi a parole, tanti sono i pensieri, le cose da dire, le paure, gli imbarazzi, le colpe.
Spero solo di non accumulare troppi vaffanculo da qui a qualche tempo.

Ma sappiate fin d'ora che saranno tutti meritati, ché io non cambio.

Namaste.

giovedì 14 aprile 2011

Noi Siamo..



..una generazione illusa, delusa e disillusa.. siamo quelli che comunque ci piace andare a Trastevere a morire d'alcool, ma che in fondo vorrebbero essere da un'altra parte.. non stare, attenzione, ma essere.. essere qualcuno che non siamo, magari simile ma senza errori alle spalle.. senza i pensieri, i vuoti di memoria, i vuoti interiori, senza le giornate troppo piene e troppo corte..


..no non mi piace..


..una generazione illusa, delusa e disillusa.. siamo quelli che comunque ci piace andare a Trastevere a morire d'alcool, che andiamo a lavorare aspettando il Venerdì, e magari ci passa un, che so, Martedì carico di sorprese e noi neanche ce ne accorgiamo.. siamo quelli che andiamo al multisala a vedere "un film serio", e poi ci perdiamo la perla nel vecchio e piccolo cinema d'essai.. siamo quelli che già non ce la fanno più a sentir parlare di politica, violazioni della Costituzione, insulti, magheggi, pianisti e Responsabili.. e che gli brucia dentro vedere che dietro l'angolo del domani raramente si è sicuri di quello che ci si possa trovare.. vorremmo di più di quello che si potrebbe avere, di quello che basterebbe avere.. siamo alla continua ricerca di qualcosa che nemmeno sappiamo, ansiosi di un brivido che ci corra sulla schiena fino a ricordarci che siamo ancora vivi.. ma i brividi sono fatti per passare, e giù di nuovo ad agitare le mani in avanti, piegandole ad artigli, tentando di afferrare qualcosa, qualcuno che ci tiri su.. siamo quelli che devono imparare dai nostri errori, quelli che hanno visto amici andarsene per non tornare, vecchi campetti da calcio abbandonati, lì dove qualche anno fa -..cazzo sembra ieri..- ci si rincorreva, si sudava, si cresceva..
..siamo quelli che qualche volta fanno pensieri strani -con una mano, una mano..-, quelli che vorrebbero spaccare tutto, senza freni, almeno per mezz'ora.. una stanza piena di foto, sagome, vasi, tavoli di cristallo.. queste cose, tu, un paio di occhialini protettivi ed una mazza da golf, una legno 9..
..siamo quelli che è troppo tardi, e quelli che ancora è troppo presto.. che vorrebbero strappare via vecchi ricordi, strappare vecchie foto, ma che alla fine teniamole che.. che boh..
..siamo quelli che non gli va, che gli prende male, che non me la sento.. ostentiamo sicurezza, dobbiamo farlo, ma a volte la maschera che indossiamo si fa troppo sottile, e via con gli imbarazzi, le paranoie, i silenzi, gli sguardi abbassati, i disturbi quadripolari, i piccoli passi avanti e le maratone di passi indietro..
..siamo quelli che eccoci qui, soli e quindi male accompagnati, e venga pure 'sto domani..
..che, tra l'atro, domani è già Venerdì..
..finalmente..

domenica 3 aprile 2011

Vabbè Questa E' Vecchia!!


[DI SEGUITO UN POST VECCHIO. MA VECCHIO SERIO, SI PARLA DI ALMENO 3 ANNI FA. CHE POI NON E' NEMMENO UN POST: E' UNO STRALCIO DI QUELLO CHE SAREBBE DOVUTO DIVENTARE UN QUALCOS'ALTRO, CHE NON SAREBBE DOVUTO RIMANERE SOSPESO NEL WEB. E INVECE..]


UNO

Il rumore era strano, come di foglie secche che scivolano su una tenda. Un costante fruscio, un'ininterrotta corrente che sembrava scorrergli sulla pelle. Tutto intorno nebbia, quasi foschia densa che lo avvolgeva e lo ingabbiava. Non riusciva a vedere bene oltre, il paesaggio oltre quella cortina di nebbia era confuso: oltre poteva scorgere vecchie colonne, ma potevano anche essere tronchi di vecchi alberi abbandonati a loro stessi da troppo tempo.
E poi c'era lei. A pochi metri da lui, poteva solo vederle la schiena, ma era lei, ne era certo. E tentò una prima volta di allungare la mano, riuscì a sfiorarle il vestito rosso, ma non era sicuro del colore, perché la nebbia cominciava a farsi acqua e a bagnarli gli occhi. Continuava a sentire il fruscio, l'unico rumore oltre a quello del suo respiro che si faceva sempre più pesante ed irregolare. Era quasi riuscito a pizzicare con due dita il vestito, ma cadde a terra inciampando in una radice, o una sasso, o chissà cosa. Si rialzò frettolosamente, facendo qualche metro a gattoni. Ma per quanto veloce era riuscito a rialzarsi su due piedi, lei aveva guadagnato troppi metri. Cominciò a correre, come da tanto tempo non correva, la rincorse mentre lei accelerava il passo: nonostante non si fosse mai voltata, sembrava avvertire la sua vicinanza, e per ogni metro da lui guadagnato, lei ne vinceva il triplo. La nebbia trasformatasi in acqua cominciò a mescolarsi al sudore. Tentava inutilmente di asciugarsi, correva e si passava il dorso delle mani sulla fronte, ma ormai era bagnato come se piovesse e correva, correva, fino a quando non tentò di lanciarsi in avanti, come se si stesse tuffando: tese le mani in avanti in modo disperato, agitandole, quasi stingendole ad artigli e la raggiunse, la graffiò, la buttò giù. Ci si ritrovò sopra, sulla schiena: si alzò e la prese per le spalle, l'acqua mista a sudore gli bruciò gli occhi, mischiandosi a lacrime di gioia e paura che adesso uscivano come un piccolo ruscello. Le guardò per un secondo la nuca, il fruscio che ormai era costante, poi tirò un respiro a la voltò. Ma tutto quello che si trovò di fronte era ancora la sua nuca. Incredulo la voltò di nuovo e di nuova vide solo la sua nuca. La scosse, batté i pugni a terra, urlò..... E si svegliò.

Sogno. Maledetto, fottuto, bastardissimo sogno. Era da tempo che non ne faceva di così brutti. E l'unica cosa che gli lasciavano questi sogni, oltre ad una fortissima rabbia, era una sensazione di impotenza. Ed il sudore: cazzo se era sudato. Stavolta però c'era qualcosa di più: il fruscio. Le cose erano due, o aveva bevuto troppo la sera prima (e lo aveva fatto, in abbondanza) o stava ancora sognando. No, nessuna delle due, era semplicemente il giradischi che continuava a girare a vuoto. Piano piano la nebbia si stava dissolvendo, e faceva riemergere i ricordi della sera prima: era andato a trovare Andrea al suo locale, e come al solito lo aveva riempito di battute e cocktails fino a fargli girare la testa come se stesse su un taxi guidato da un pilota di rally più ubriaco di lui. Era tornato a casa ed aveva raggiunto il letto, forse a quattro zampe, forse sulle mani, forse strisciando. E con le ultime forze aveva messo il live di Hendrix  a Monterey, addormentandosi a metà di Foxy Lady. Poi il buio.
Ed ora il buio era solo nella testa, e l'unico bisogno impellente era quello di un caffè. Lo sforzo per alzarsi dal letto era immenso, quello per aprire le persiane il doppio. In compenso era una bella gironata, le solite cazzate: uccelli che cantano, sole che scalda, i vicini di casa a lavoro. Disperata ricerca delle ciabatte e di una felpa (freschetto, per essere Aprile). E poi l'apertura della porta della camera, il primo vero gesto di ritorno quotidiano alla civiltà. La luce che filtrava dai lucernai in salotto  salotto era forte, come tutte le mattine. Con gli occhi socchiusi si trascinò in cucina, dove preparò la macchinetta del caffè in uno stato così confusionale che giusto 10 minuti si sarebbe dimenticato di averla fatta. Nel frattempo pipì, sguardo veloce nello specchio (quello si, che avrebbe voluto dimenticarlo) e ricerca disperato di capi d'abbigliamento il più puliti possibile, o almeno non fastidiosi se annusati. Il suono della macchinetta che cominciava a far eruttare caffè era il secondo segno che un'altra giornata stava cominciando.
Tazza.
Zucchero.
Caffè.
Latte.
Cazzo, il latte.
Poteva comprare decine di euro di DVD al mese, qualche maglietta ed un paio di libri, ma mai che si ricordasse di spendere soldi per latte o qualcosa di davvero commestibile.
Bevuta lenta ma decisa di caffè bollente, pantaloni, maglietta, controllo veloce del contenuto della borsa (badge, portafogli vuoto e cavo per l'iPod) e via verso un nuovo giorno. Inforcò i finti Rayban, si chiuse la porta alle spalle e alzò la testa ad occhi chiusi giusto per assaporare la giornata. In quel momento capiva sempre come sarebbe stata e che umore avrebbe avuto rientrando la sera. Un pensiero gli attraversò la mente: sole scaldami, terra sostienimi.
Anche l'aria fresca delle sette di mattina non scherzava però. Rientrò veloce in casa e prese la prime felpa che gli capitò a tiro.
Freschetto, per essere Aprile.

[OVVIAMENTE, E' COME SE L'AVESSI SCRITTO ORA: NIENTE REVISIONI, NIENTE CORREZIONI.]

Namaste.