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giovedì 3 novembre 2011

I Daft Punk Mi Aiutano A Pulire Casa

Esatto, i Daft Punk mi aiutano a pulire casa.

Casa, più precisamente la cucina.
Sistemare, ora, subito.
Perché?

Curiosoni.

Perché in quella cucina c'è stato il cuore della cena/festa di non-Halloween, ed il giorno dopo sono rimasti piatti e pentole nel lavandino, ed un pavimento da "lasciastare", visto che non usciva una goccia d'acqua da nessuno degli orifizi in alluminio detti fottuti lavandini, perché:
"si stiamo facendo dei lavori, in realtà il tubo non pensavamo fosse il vostro, avevo parlato con papà."

Avevo
parlato
con
papà.

Che non vuol dire un cazzo.
O almeno, può voler dire tutto o niente, può voler dire "lo avevamo detto a tuo padre e lui non ti ha avvertito", oppure "ho parlato con tuo papà e ci aveva detto di fare attenzione".
Non lo so, ma avrebbe almeno un senso.
E quindi, dopo un giorno in cui nei piatti si era formato un piccolo focolaio di vita micro-umana e per terra le macchie, se viste da una certa prospettiva, formavano una mappa per ritrovare la dignità di questo paese, oggi ho sistemato, tutto.
Si perché suona strano, lo so, ma ho trovato il gusto nel pulire casa, misto ad un ribrezzo (non eccessivo, ma presente) per il disordine al di fuori della mia stanza.
Gli spazi comuni ok, ma la mia stanza è la mia Cernobyl, è il mio laboratorio di Mengele, la mia scatola piena di vetrini con la goccia di sangue sopra.

No in realtà è solo un gran casino, con una sedia sempre carica di giacche e felpe, polvere a terra, uno schermo che proietta sempre e solo serie tv.. e sigaretta libera.
Un pub a Ponte Galeria, se ci fosse un pub a Ponte Galeria.

Insomma, ho pulito, lavato, strofinato, spazzato, sistemato.
Con i Daft Punk a bomba di sottofondo.
Ballavo, mentre pulivo. Alzavo il braccio a ritmo appena partiva la cassa.
Uno spettacolo indecente, ma con i Daft non mi son tenuto.
I Daft Punk mi aiutano a pulire casa.

Poi, mentre finivo di "rassettare", finiva anche l'album, e a caso ne esce una.. un po' così.
E ho pensato.
E come dicevo oggi ad una mia amica, sta lì in un angolo. Quando sarà il momento di tirarlo via, lo farò.
Sarà faticoso e pesante, ma non starò fermo a fissarlo. Che la soffitta la conosco bene, fin troppo, e fa freddo lì.
Meglio aprire la porta e mettere il naso fuori, intanto.

Che 'sto mondo è costruito bene.

lunedì 31 ottobre 2011

L'Attesa

Era seduto ad aspettare sulla cima di quella collina da quasi una settimana.
Aveva dormito pochissimo, e quel poco tempo che passava incosciente era tempestato di flash, cose inquietanti che lo facevano scattare il collo all'improvviso, sbarre gli occhi, per poi farlo ricadere giù ancora più stanco di prima.
Per mangiare, aspettava i suoi amici di sempre: si erano dati il cambio ogni giorno, per portargli l'indispensabile per tirare avanti, anche se fame non ne aveva quasi mai.
La barba, anche se solitamente gli cresceva lentamente e a macchie, sembrava più fitta, crespa, quasi appesantita anche lei dall'ansia dell'attesa.
Non era stato facile per lui crederci, crederci fino al punto di rimanere lassù così tanto e con lo sguardo sempre fisso su quei binari. Si scorgeva un tratto della ferrovia all'orizzonte, a circa un chilometro in linea d'aria, e faceva capolino tra due colline. Se il treno fosse passato, lui l'avrebbe visto, avrebbe saputo.
Avrebbe capito.
Ma la difficoltà stava nel fatto che quel treno non passava sopra quel tratto da anni ormai, tanto che grossi gruppi di edera si cominciavano ad aggrappare con forza alle traversine di legno.
Ma lui ci credeva, sapeva che avrebbe visto quella locomotiva passare per prima, con impeto, sopra quell'edera e strapparla, tagliarla, polverizzarla sempre più al passaggio di ogni singolo vagone, fino al non lasciare nulla che odore di erba appena tagliata ovunque.
Odore di fresco, di nuovo.
Sapeva anche che però, dietro di lui, il mondo continuava mentre era impegnato in altri progetti.
Ne era perfettamente consapevole: qualcosa si stava muovendo, dietro di lui. Forse anche dentro, ma già sentire dei rumori, delle parole essere pronunciate lì dietro, lo faceva distrarre.
E a volte la distrazione era anche piacevole.
Ma no, lui era lì ad aspettare quel treno, avrebbe poggiato l'orecchio a terra pur di sapere con certezza che stava per arrivare.
Avrebbe spinto il treno, avrebbe inclinato la terra, avrebbe fatto qualunque cosa, per poter raggiungere quel vagone, anche in corsa, inciampando e senza respiro.

Rara immagine che mi ritrae in
uno dei pochi momenti di relax
sulla collina.

Però lì dietro, tutto 'sto vociare.. quasi quasi..

[se -metti il nome della divinità che vuoi qui- vuole, sono riuscito a mettere il fottutissimo stramaledetto pulsante "Mi Piace". se lo vedete, testatelo. sennò amen.]

[EDIT: niente, non funziona. affanculo.]

venerdì 28 ottobre 2011

Riflessioni Mattutine Su Rotaie

Sindrome dell'arintuzzacce

Dicesi sindrome dell'arintuzzacce tutta quella serie di episodi volontari e casuali, ma comunque di varia natura, che portano al reiterarsi di situazioni che terminano sempre, in modo negativo, sullo stesso argomento. Il tutto può essere identificato sia durante una conversazione (ed in questo caso l'argomento sarà riconosciuto in un episodio passato), che essere di natura fisica (il continuo colpire, per errore, una parte già lesionata).
Esempi:
- "Eddai che c'arintuzzi co' 'sta storia de Carlo Giuliani."
Riferito ad una situazione in cui il soggetto che formula la frase (da questo momento soggetto A) non si trova d'accordo con il suo interlocutore (soggetto B), il quale ha asserito che sparare ad altezza d'uomo durante dei disordini di piazza è lecito se è in pericolo la propria incolumità;
- "Più me ce scotto, co' 'sta donna, e più c'arintuzzo."
In questo caso il soggetto A lamenta il fatto che, evidentemente, dopo una delusione sentimentale non riferibile a sue colpe continua imperterrito a provare a ristabilire un contatto con la suddetta donna/ragazza, arrivando ogni volta a risultati sempre peggiori;
-"Niente oh, più ce sto attento più c'arintuzzo, su 'sto dito."
Senza dubbio, il soggetto A continua a ricevere colpi sul dito che si è fratturato l'anno precedente, per vedere se una cassetta delle poste in ghisa si sarebbe spostata sotto la minaccia di un pugno. E no, non si è spostata.
Quest'ultimo esempio è facilmente riconducibile al secondo, nel caso in cui, per l'ennesima volta, avete arintuzzato con la vostra partner arrivando infine alla frattura (fisica e relazionale).

Uno che c'arintuzza 'na cifra.


L'arintuzzo: se lo conosci lo eviti.
O almeno ci provi.

mercoledì 26 ottobre 2011

Post Da Tre Minuti Con Tutto Quello Che Mi Passa Per Il Cervello

..o quasi.



Vino, rosso, passione, rabbia, sabbia, mare, Salento, mamma, Flavio, Insinna, teatro, malinconia, ricordi, dimenticanze, colpa, senso, sesso, umori, rumori, suoni, musica, vita, morte, miracoli, religione, fede, schifo, ripugnante, lontano, treno, nave, Porto, bello, road, Abbey, Beatles, Rolling Stones, mese, ritardo, ansia, anzi, ti dirò, parlare, silenzio, pace, eterna, fine.

[incrociate le dita per me. voi fatelo, poi vi spiego.]

[proprio]

Il Momento Del Coglione

Attore che interpreta alla perfezione personaggi
spesso affetti dal "MdC".
Sei per strada, una ragazza molto carina, di quelle con cui faresti volentieri un aperitivo sulla spiaggia, ascoltandola raccontare dei suoi viaggi in Sudamerica, ti ferma e ti chiede da accendere. Con una mossa che ti riesce una sola volta nella vita, infili la mano in tasca, tiri fuori l'accendino e senza fermarti lo accendi a mezz'aria portando la fiamma, accesa, alla distanza perfetta dalla sigaretta. In tutto ciò, era uno Zipper, che hanno la rotellina squadrata.
Applausi.
Stupita, ti guarda con lo sguardo di chi è molto vicina all'orgasmo grazie alla tua capacità di infiammarle a distanza il punto G, e ti chiede dove stai andando.
A me, in questi casi (che mi succedono con la stessa frequenza con la quale i fulmini cadono due volte nello stesso punto), accadono due cose:
- o in bocca mi si forma il Das misto a polpettone avanzato e mi si arrossano le guance tipo un vicentino alla sagra della castagna;
- o penso che si, l'aperitivo ed il Sudamerica, poi però ci sarebbe la cena vegetariana, il letto giapponese, i suoi amici che parlano solo di Gramsci e volàno, i parenti cattolici e stronzi, un affitto in due, i dischi in due, i film in due. Alt, troppo in troppo poco tempo.
Quindi, all'ipotetica domanda della mia futura ex ragazza che mi chiede:
-Dove vai?-
risponderei:
-Di là-, indicando un punto a caso con la stessa, flemmatica foga con cui sporgi il braccio per chiamare l'autobus, e con la stessa faccia da cazzo che ha l'autista che ti carica.
Lei, ringraziandoti, scappa via urlando dalla paura e blaterando cose che forse che scelga tra uomini e donne.

Abbiamo presentato il cosiddetto "Momento del Coglione", in campo scientifico è conosciuto anche come  "MdC".

Uno che di "MdC", ne sta facendo uno stile di vita.
E dire che ci stavamo quasi per credere, in una faccia così.
Che poi l'ho messo giù in modo simpatico, ma qui c'è poco da ridere.
Che la famosa settimana è iniziata, e devo dire pure molto bene.
Ho interagito come una persona normale, ho fatto cose fatte bene, ho shakerato  alla perfezione parole e gesti, creando un buon cocktail di socialità.

Poi capita che mentre sei impegnato a far andare tutto bene, fai una cosa che non può avere, per forza di cose, una reazione immediata. Devi aspettare, punto.
Nel frattempo fai un'altra cosa, senza voler sbagliare, ma che mentre la fai senti in cuor tuo che magari farti un sett'etti di cazzi tuoi sarebbe la cosa migliore, perché sai che una reazione ci sarà.
E infatti, la reazione arriva.

E sarebbero stati di gran lunga meglio i sett'etti.

domenica 23 ottobre 2011

La Settimana Enigmatica



Mi ricordo che uno dei miei giochi preferiti, sulla Settimana Enigmistica, è sempre stato "Il Bersaglio".
Parti da una parola all'esterno, e la colleghi ad un'altra, magari per anagramma, significato, opposto, togliendo o aggiungendo delle lettere.
Insomma, di base è un gioco ad incastri, a domino.
Azzecchi la prima, studi un po' le altre, trovi la seguente, e piano piano è tutto sempre più facile.
Ecco, la settimana che inizia domani sarà un po' così, con l'aggiunta del fattore umano.
Si perché un conto è arrivare al passo successivo seguendo una logica inattaccabile: quella è la parola iniziale, una sola la può seguire, a sua volta questa può essere seguita solo da un'altra.. e così via.
Un conto, invece, è dover affrontare tre possibili situazioni:
- far seguire parole giuste dopo e prima di altre parole altrettanto giuste, ovvero fare un discorso coerente avendo di fronte un'altra persona, che interagisce;
- agire in un certo modo e dover attendere una reazione, per capire quale azione intraprendere di conseguenza;
- dover combinare parole e gesti in un unico conteste, alternandoli e calibrandoli nel modo giusto.
In una sola parola, interagire.
Ma 'sta settimana s'interagisce serio, con parole che diventano serie e gravi, e gesti che potrebbero tracciare linee definitive, situazioni che potrebbero cambiare un bel po' di te, e del tuo rapportarti col prossimo.
Io sono tranquillo, perché so cosa voglio.
O almeno ci credo fortemente, come non facevo da un po'.
E questo mi pareggia col mondo, parto con handicap zero e sulla stessa linea di tutti gli altri.
Ma soprattutto, sono pronto alla sconfitta, su uno o più fronti.
Non che la cosa la prenda alla leggera, ma di sicuro è compresa nel risultato finale.
So che è lì, l'agghiacciante e paralizzante mostro della sconfitta, pronto a ghermirmi ancora, il suo svuotarmi di tutto per riempirmi di frasi tristi e sguardi vacui è ormai routine, per fare di me un piccolo uomo depresso dalla vita.
Ma 'sto giro so come affrontarlo, e magari anche ucciderlo per farlo rinascere, com un alba serena dopo una notte d'inferno.

Speriamo che, almeno le cose a cui tengo di più, vadano in Porto.

[nuova grafica. visto che non rispondete mai, lettori ingrati ma curiosi, prenderò il vostro silenzio come un "oh mio dio è minimal al punto giusto".]

sabato 22 ottobre 2011

Outdoor Post

Sarà che Roma di notte, da soli, ti rende più malinconico. Sarà che con la testa proprio non ci stai, 'sti giorni. Sarà che tutta 'sta gente proprio un cazzo da fà. Sarà che da solo io non ci so stare, ma mi piace, è solo questione di abitudine.
Vorrei solo riempirlo, 'sto vuoto inside.
Tutto questo spazio dentro va riempito, ma per la prima volta in vita mia non ho fretta. Mi prendo il mio tempo. Ho fatto il part time per troppo tempo con me stesso, è ora del full.
Io non ho fretta, non questa volta.
Aspetterò senza attendere. Perché aspettare è un conto, attendere è uno strazio.
Sono seduto a questo tavolino, un rosso in mano e San Cosimato davanti. Quasi mi aspetto di veder passare Lei.
E invece no.
Solo, con oggetti in mano che non valgono un millesimo rispetto a quello che vorrei stringere forte, da imbiancare le nocche e far sudare i palmi. Da non crederci.
E invece sto un'altra volta qui.
Solo.

Primo e sicuramente non ultimo post scritto dal mio nuovo, fiammante iPod.
Che ad avere il WiFi ve lo sparavo, ma tanto state in giro a non pensare. Quindi chi sono io per distrarvi?
Buona serata, anche se sarà già finita.

giovedì 20 ottobre 2011

È Stata Una Gran Giornata


In realtà, non è stata una gran giornata, ma chi capisce cazzi di film, intenderà.
Oggi non è stata una giornata.
Punto.
Nulla ho fatto, nulla ho ottenuto.
Ma a parte questo, non voglio dilungarmi che ho un finale di stagione di Fringe che mi aspetta, e di certo non perdo tempo con voi.
Ma questa è stata strana.
Poco fa, dopo un pasto veloce a base di prosciutto, grissini, tonno ed una banana che di banana aveva giusto la forma, visto sbucciandola avevo l'impressione di stuzzicare il pisello di Obama (c'ho pure aggiunto la Nutella. Se mettevo Barry White di sottofondo, vincevo il pistone d'oro), e insomma, dopo aver fatto una sega presidenziale al frutto, mi sbraco sul divano e mi metto a vedere "Piazza Pulita", quello presentato dal sosia dello scienziato pazzo dei Simpsons, il Professor Frink. O almeno mi ci fa pensare.
Vabbè, insomma, ero seduto su quel fottuto divano quando, da brava persona nata morta, mi addormento.
Tac.
Di botto.
Il sottofondo delle parole del Professor Frink si mischiano con quelle del servizio successivo su Sabato, con le sirene e tutto.
Poi, non chiedetemi che cazzo di sinapsi ho, fatto sta che faccio un micro sogno:

sono dentro la mia camera, probabilmente nello stesso momento in cui sto anche dormendo sul divano. Ho una videocamera, guardo nello schermo digitale. Non so cosa sto riprendendo, ma so che sono solo. Giro per la mia stanza  mettendo avanti questa camera digitale, una camera nella camera.
[no non c'entra nulla, mi faceva ridere]
Insomma, dopo qualche secondo passato a riprendere il mio letto, i miei poster, le decine di dvd, le action figures di Lost, comincio ad indietreggiare verso la porta aperta.
Ribadisco, sono solo.
Mentre cammino lentamente all'indietro, sfilo con calma la mano dalla fascetta della videocamera in cui era saldamente ancorata, con l'altra mano la ruoto di centottanta gradi, come per inquadrarmi.
Mentre la giro, con la mano ormai libera dalla fascetta ruoto lo schermo per vedermi mentre mi inquadro.
Appena poggio lo sguardo sullo schermo, dalle mie spalle spunta Lei.
È appena uscita dalla doccia, ha i capelli ancora bagnati ed un enorme asciugamano bianco la copre da poco sopra il seno fino alle ginocchia.
Sorride, sorride con tutto il corpo.
-Ma ciao!!-, dice con la sua cadenza da farti sciogliere.
Per essere sicuro, distolgo lo sguardo per essere sicuro che Lei sia davvero lì.
E faccio appena in tempo a guardarla negli occhi, a sentire il suo respiro fresco in faccia ed il calore della doccia ancora sulla sua pelle, che vaffanculo mi son svegliato.
Ovviamente.
Frink blaterava ancora qualcosa, il mio cuore batteva ben più forte del normale.
Ho sbarrato gli occhi, e son venuto qui a scrivere.

Fine.

[Corrado Formigli, quello che ha litigato con La Russa. E pure con Santoro, a quanto pare.]

[ah, scusate, ma parlo del mio blog. sulla destra, c'è la colonnina dei followers da Facebook. magari, una cliccatina.. e non dite che vi vergognate, che tra i vostri likes c'è Michael Jackson e True Blood. su, dai su!!]

Il Paese È Reale.


Appena fa due gocce, a Roma, la gente impazzisce: metro chiuse, traffico a bomba, ritardi nei trasporti, indiani che spuntano dai tombini eccheccazzo, ancora non si sono imparati a dire ombrello come si deve.
A Roma, quando piove, eviti per tutto il tempo le buche così piene d'acqua che dentro potrebbe esserci Atlantide, poi per dire "No, grazie" col tuo sorriso più gentile all'indianino che ti chiede "mblela?" entri paro nella cinquanta metri del Foro Italico.
A Roma, quando piove, le metro chiudono. Ovvio, tu vai sotto proprio per evitare di prendere tutto l'acqua che il Signore ha in serbo per te, ma l'acqua, grazie ai sistemi di filtraggio delle metro che probabilmente son stati progettati dalla stessa azienda che ha fatto la diga del Vajont, arriva anche lì e, ma guarda un po', i treni si fermano. Sembra che cavi elettrici ed acqua non vadano d'accordo.

"Ho capito, ma una pioggia così..."
Si, non si vedeva da.
Sai da quando non si vedeva? Dall'ultima volta che ha piovuto!!
Ahahahaha [risata ironica alla Bill Hicks]
Il problema, a Roma, non è la pioggia. Non è la neve. Non è il vento.
A Roma il problema è Roma stessa.
Ma non vi accorgete che sta collassando, sta città?
Che non c'è un servizio, un agevolazione, che siamo pecoroni che la mattina, testa bassa come la voce e via. A lavoro.
Non vedo un sorriso per strada da quando abbiamo vinto i Mondiali.
Non so di una coppia felice dal matrimonio di Totti e Ilary.
L'ultima manifestazione pacifica è stato il funerale di Alberto Sordi.
L'ultimo incontro tra un ricco ed un povero, è stata la rapina a Bulgari a Via Condotti.
Roma sta morendo. Si sta svuotando.
La mia, la tua, la nostra città, sta finendo, un altro impero sul viale del tramonto.
Quando faranno capitale Bergamo, allora ci ricorderemo qualcosa.

mblela?

mercoledì 19 ottobre 2011

Mercoledì

[quali buoni lettori ed attenti osservatori di titoli legati l'uno all'altro, noterete il subdolo ingegno che metto nel dare un titolo a questo post che è settimanalmente legato al precedente, ma giornalmente indipendente. il che vi porterà, se non l'avete fatto, a leggere Sabato prima di questo. incoerentemente e CettoLaQualunquemente vostro.]

Da Sabato son passati quattro giorni, ed in queste novantasei ore circa ho pensato, mangiato, sognato, bevuto, bevuto troppo, telefonato, letto, curiosato, aspettato ed immaginato. Non in quest'ordine, cronologico o d'importanza. Ma l'ho fatto.
E gira che ti rigira, ancora non capisco cosa sia successo, Sabato. O, meglio, lo so.
E non mi piace.
Ho letto un post bellissimo, che vi rigiro dopo che mi è stato rigirato dopo un altro giro (fico, 'sto Internet): eccolo.
Questo, più della lettera dei tizi (ormai non si chiamano più in nessun modo, tanto meno come li ha chiamati Maroni, "terroristi urbani". sembrano degli spazzini, tipo "operatori ecologici").
Questo, più di quello che si è letto questi giorni, e che se non sai dove andare a parare fin quando non spegni tutto e rifletti per te.
Punto primo: le gente, Sabato, era incazzata. Ma incazzata nera. Ci si divertiva, si cantava e tutto bello-tutti bravi. Ma si era lì per indignarsi, in italiano, non a escandalizarce, o come cazzo si scriverebbe. Che cazzo. Non lo so lo spagnolo, e sono italiano. I bambini africani che muoiono di fame mentre noi c'ingozziamo di carne guasta non li chiamiamo con termini africani ma, se siamo in vena di solidarietà, "poracci".
Comunque, il punto uno per dirvi che si, si era tranquilli, ma per portar per strada i vecchi, o fai dei lavori o fai incazzare un paese intero.
Punto due: l'ho detto fin dal dopo manifestazione. Vuoi spaccare le vetrine, dar fuoco ai cassonetti, calciare un chihuahua quando finisci i sassi e saccheggiare un sexy shop per masochisti? Benissimo, sei il benvenuto. Ti copro io, davvero. Ma lascia almeno in pace gente che vorrebbe pure, ma o si caga sotto o, semplicemente, nun je regge la pompa. Io, personalmente, rientro in entrambe le categorie, ma ciò non vuol dire che sarò sempre in disaccordo. Ognuno ha le sue ragioni, che posso appoggiare.
Non potete pretendere però che ognuno possa unirsi a voi. C'è chi vuole manifestare portando un innocuo cartello, e chi tentando di infilarlo nel culo di un poliziotto.
E questo ci porta al terzo punto: le guardie. Ora, da dieci anni a questa parte, nel mio ruolo di attivista virtuale (l'ultima volta che son sceso in piazza, in difesa della Costituzione: il soggetto più pericoloso era una signora accanto a me, che ha addirittura detto "cazzo", ad un certo punto), dicevo, nel mio ruolo di attivista da soggiorno, quasi fossi un soprammobile, ho sempre disprezzato il ruolo della guardia. Guardia intesa come Giuliani, come Cucchi, ma anche come "documenti-prego-dove-andiamo-può-scendere-dal-mezzo-svuoti-le-tasche-questo-cos'è-cosa-sono-queste-cartacce-in-che-senso-le-mette-in-tasca-per-non-inquinare-ma-che-cazzo-di-vizio-è-?", e vi dicendo. Le ho odiate, mentre le vedevo picchiare indiscriminatamente a Genova, le ho derise, quando rimanevano incastrate nelle camionette in fiamme a Dicembre scorso. In questi giorni, però, ho provato a capirle.
Per mio stesso vissuto, posso dire che quello che gira in questi giorni è vero. Quando mi hanno fermato, dopo la scenata e così via, c'è stato un forte momento di tensione: la radio ha gracchiato qualcosa, alcuni dei poliziotti si sono rimessi il casco (anche quelli in borghese che mi avevano fermato, subito dopo aver messo me e l'altro ragazzo al sicuro). Eravamo spalle al muro, e tutti i poliziotti si sono spostati alla nostra destra, alla fine di un vicolo che dall'altra parte  dava su Via Cavour. E mentre ero lì, ho visto che persone, pronte a fare il loro lavoro. Ma nessuno gli ha detto di farlo.
È come se tu lavorassi in un magazzino, stai facendo retromarcia col camion per entrare ed il tuo capo ti dice "vai vai vai!!" e poi sbèm, camion crepato. Il tuo capo fa il vago, i clienti della merce arrivata tardi se la prendono con te.
Li ho visti, che avrebbero voluto intervenire su quei dieci bastardi che picchiavano quel signore, ma non avevano l'ordine. Certo, potevano far subentrare l'istinto. Ma cosa sarebbe successo, se fossero intervenuti? Che io sappia, l'insubordinazione è un reato grave, anche se fatto per il bene. E, brutto dirlo, ma probabilmente la guardia molti di loro è l'unico lavoro che sanno fare.


Due cose, ultime, da aggiungere al punto tre: gli stronzi ci stanno, lì in mezzo. I cattivi, i subdoli, gli ignoranti. Ma come ci sono in call center, agenzie di viaggio, uffici statali e non, in cantieri ed in studi legali. Le guardi marce, sono solo più marce perché si coprono con la divisa. E vengono premiati.
Più premiati, sicuramente, di quelli come questo poliziotto, che se cercate il video che non mi ricordo più perché ne ho visti troppi, in 'ste novantasei ore, in cui parla. Dialoga. Spiega.

WTF?

Sapete quel'è la vera differenza, tra Genova e Dicembre scorso rispetto a Sabato?
Le guardie, stavolta, sono uscite allo scoperto. Hanno parlato, tramite i sindacalisti operativi sul campo (non come alti che conosco io, ma son storie vecchie), in questo bel video.
Loro erano a volto scoperto.
Loro.

Dai cazzo.

lunedì 17 ottobre 2011

Sabato

Io in mezzo alla gente, Sabato 15 Ottobre, c'ero.
Alla fine della giornata, non ho riportato ferite fisiche, ma per come sono io qualche segno in testa m'è rimasto.
Nonostante sia riuscito a manifestare poco, volevo lasciare la mia traccia, forse anche per me, per tirar via tutto ed avercelo pronto all'evenienza, in futuro.
Questo è solo un racconto di quello che ho visto.
Poche considerazioni, anche se ne ho piena la testa.
Probabilmente sarà una cosa lunga, quindi mettetevi l'anima in pace.



Era partito tutto bene: ero contento di avere gli amici di una vita lì con me, di sapere che anche mio padre era tra noi.
Ero contento quando la gente mi fermava per fare la foto al mio cartello, tanto che con la spinta degli altri lo innalzavo e lo facevo vedere, e già mi sentivo in imbarazzo.
Ma nonostante questo lo esponevo agli obiettivi, contento di essere portatore di un po' di buonumore.

Sto uscendo dalla metro di Repubblica, mi chiama un mio amico. È già con la ragazza, oltre la metà di Via Cavour. Mi avvisa che appena un secondo prima un gruppo di persone, incappucciate, col casco ed i volti coperti, aveva attraversato il corteo di netto, cominciando a spaccare le vetrine dei bancomat e a dar fuoco ai cassonetti. Mi consiglia di saltare l'inizio del corteo e di andare direttamente ai fori, dove la situazione sembra molto più tranquilla. Lo rassicuro, attacco il telefono. Ma con gli altri decidiamo comunque di proseguire dall'inizio.

C'erano tanti ragazzi, ma sembravano ancora di più le persone più grandi, le donne, i pensionati. I loro volti sereni, con solo tanta rabbia che sfogavano con canti, urla, danze.
C'erano le immancabili bande musicali delle associazioni, i venditori di fischietti, i giocolieri.
Insomma, c'era una marea di gente, e si stava di un gran bene.
Decidiamo di smettere di camminare sulle vie laterali: mi faccio porta cartello, e guido il piccolo manipolo di deficienti al centro della via, in uno spazio che si era creato tra il cordone principale.

Mentre ci stringiamo un po', visto che un mezzo dei vigili del fuoco è legato col nastro rosso-bianco al muro, per isolare i vetri di una banca a terra, nell'esatto momento in cui la folla si stringe un po', da davanti parte una piccola carica. L'umore cambia in zero: i sorrisi lasciano spazio alle urla, gli occhi grandi di allegria a quelli ancor più grandi del panico, la camminata lenta a una retromarcia brusca.
È questione di un attimo, non vedo neanche se son stati i poliziotti. Poi arriva il l'esplosione di una bomba carta: indietreggiando, molti di noi si trovano in un vicolo, mentre mi giro capisco che c'è qualcosa che non va. In fondo ci sono tre camionette, che ci sbarrano l'uscita dal vicolo.






Ma c'è il tempo di capire che la carica è passata, possiamo rientrare. Di nuovo, all'improvviso, il tempo per capire non ce l'abbiamo: mentre rientriamo su Via Cavour, da direzione Termini arrivano a scendere una ventina di persone, tutte vestite di nero. E succede quello che vedete nei primi ventidue secondi di questo video, più un altro minuto prima che non è stato ripreso:




Mi ritrovo nel vicolo, di nuovo, stavolta al chiuso: dietro le camionette, davanti le teste di cazzo.
E qui partono una serie di scene che, se non l'avessi viste con i miei occhi, stenterei a crederci:
i neri cominciano a scendere le scale, stringendo me ed un'altra sessantina di persone con le spalle contro i mezzi della polizia;
una ragazza strilla ad un poliziotto che si affaccia tra l'angolo del palazzo ed il muso di una camionetta, di spostarne una, per farci uscire, che questi ci ammazzano. Di risposta, un "Che cazzo vuoi che facciamo, porca madonna!!", urlato con tanto di manganello agitato;
i neri scendono ancora una rampa, qualcuno di loro si toglie la sciarpa da davanti la faccia per urlare e spaventare ancora di più. Hanno tra i venticinque ed i quarant'anni, agitano i bastoni. Noi gli gridiamo di andare via, loro avanzano;
la gente comincia ad arrampicarsi su un motorino rosa:




un piede sul sellino, uno sulla sfera di ferro dei pali e su, sul tetto della camionetta. Altri, invece, dal punto esatto in cui ho scattato questa foto, si fanno leva su un vaso e passano attraverso lo spazio tra i due cellulari. Dall'altra, parte, per fortuna, i poliziotti porgono mani per aiutare le persone.
Qui si raggiunge l'apice della tensione: le persone su Via Cavour, senza volerlo, stanno impedendo ai neri di uscire dal vicolo. Così come ci sono stai spinti, ora non sanno come andarsene. E per un attimo non sanno che fare: per un attimo sembrano volerci montare sopra, poi capiscono che dopo di noi ci sono i poliziotti. Quindi tentano di risalire, ma un signore, nonostante l'età, li blocca. Supportato da altri manifestanti "normali", ne placca uno e lo butta a terra. Il branco si avventa sull'uomo, alzando e facendo cadere i bastoni.
Io, da un paio di minuti, sto aiutando signore, genitori con bambini e ragazze in preda al panico ad scavalcare quel vaso, che per tutti, presi dall'agitazione, è una montagna. Quando vedo l'uomo venire picchiato, alzo lo sguardo verso un poliziotto, in piedi sul tetto della camionetta.
Gli grido di fare qualcosa, di spaccargli le gambe, di intervenire.
Il suo sguardo è vuoto, si gira guardando in basso verso i colleghi, in cerca di un appoggio.
Niente.
I neri si placano, svicolano dalle persone che vorrebbero bloccarli e si dileguano.
Nel mentre, però, scavalco io.
E il tizio che coordina il plotone fa fermare me, ed un altro ragazzo.


Ora, io in una situazione così non mi ci son mai trovato. Tutto quello che so, su quando ti fermano le guardie, si chiama caso Cucchi, Aldrovandi, Uva, e così via.
Non un quadro proprio rassicurante.
Quando poi, mentre un tizio in borghese ma con casco e manganello, ti tiene il braccio inchiodandoti di fatto in mezza ad una cinquantina di poliziotti in tenuta antisommossa, il quadro è proprio storto.
Diciamo solo che ho sperato di svenire alla prima manganellata.
Invece, dopo la solita scenata ("te stavi a menà..", "t'ho visto che stavi a picchià.."), un controllo dello zaino e troppo tempo per controllare che non avevamo precedenti, devo dire che un lato umano, piccolo eh, l'ho visto.
Perché c'erano persone, sotto quei caschi. Persone che aspettavano ordini, erano pronti per sparare lacrimogeni, ad intervenire contro i neri. Ma quell'ordine, almeno per il tempo in cui sono stato vicino a loro, non è arrivato. Ci hanno fatto spostare ("se stannò a avvicinà, occhio!!"), si son preparati. Ma nessuno gli ha detto di avanzare un solo passo.

Per questo il poliziotto che strillava alla ragazza bestemmiava, ed ecco spiegato il perché dell'immobilità di quello in piedi sulla camionetta: aspettavano. Io ci ho visto che sarebbe intervenuti volentieri, ma niente. Il vuoto.

A me spiace solo per una festa rovinata, per un inizio di cui nemmeno abbiam visto la fine.
Non voglio mollare, non mi va. Ce ne stanno combinando di tutti i colori, ma noi dobbiamo essere daltonici.
Io ci credo ancora.

A breve, forse ma spero di no, altre considerazioni.

sabato 17 settembre 2011

InFila

"Modestamente ho della carne che sembra viva, per quanto è fresca.."
Flash Post: in giro continuo a leggere che ognuno può fare il cazzo che vuole, che se vuoi fottere minorenni e non, pagando (senza e non), facendo festini in palazzi governativi, facendo volare tali mestieranti in voli di stato, o in auto blu beh, può farlo, è la sua vita privata. Addirittura c'è chi dice che anzi, nel caso Tarantini lui è la parte lesa.
Puppatemi.
La.
Fava.
Parte lesa dei miei coglioni. Lui non è altro che un piccolo omuncolo, solo come non mai, circondati da falchi (e non sono di partito), che non aspettano altro di porgere al drago altra carne fresca, in cambio di soldi.
Soldi.
Soldi.
Stiamo sempre lì: lui è arrivato qui dov'è per i soldi, per evitare di pagare più soldi, per cercare di guadagnare sempre più soldi. E poi, per evitare la galera. Mase lo vogliono ingabbiare, è sempre per i soldi che voleva accaparrarsi corrompendo, sfruttando, mentendo.
Punto.
Se arriviamo a difendere l'ndifendibile, possiamo tranquillamente dire che l'olocausto era ok, che Breivik alla fine se ha tolto di mezzo qualcuno non è che aveva poi tutti i torti, e che la famiglia Misseri è da prendere ad esempio.
Se qui continuiamo a giustificare tutto, tutto può succedere.

S-V-E-G-L-I-A.

Qui c'è gente che ha una vita, che 145.000 euri all'anno tra un po' li paga in tasse, e non li guadagna grattandosi il sottopalla dicendo che "alla fine 4.000 al mese non bastano". Io, 4.000 al mese, li ho visto al massimo di trattenute dalla busta paga.
Qui c'è gente che al servizio pubblico deve vedersi sostituire quello privato, deciso da 9 matusa incartapecoriti, fondamentalisti schifosi che tagliano scene omo dalle serie tv estere (ma poi i balletti saffici in prima serata va bene.. non che sia contrario ma..), 9 retrogradi figli di puttana che bocciano programmi così, perché boh, perchè poi la gente capisce. A me la Dandini m'ha cresciuto, e se permetti mi girano i coglioni a non poterla vedere.

Qui ci sono ministeri che non sono ministeri, inaugurati senza tante remore, perché "Roma ladrona" ma intanto cose così ce le dimentichiamo, che l'unica soluzione è la padania. Benissimo, dividete, confinate, ghettizate. Ma il primo stronzo in camicia verde che apre bocca, quant'è vero Buddha finisco nelle patrie galere padane.

Avete rotto il cazzo.
Che mentre c'è gente che infila a destra e manca con ragazze in fila fuori dalla porta, qui c'è gente che vuole il pane a poco.

E il quindici Ottobre è vicino.

giovedì 8 settembre 2011

Prendi L'Arte Grafica E Mettila Da Parte.. Grafica

Se avessi i soldi, la mia camera a quest'ora sarebbe piena di monitor, videocamere, scatole vuote di programmi per l'editing video, cavi cavetti e cavoni. Sarei incastrato davanti agli stessi dieci secondi di ripresa in cui Emiliano cammina per strada, e con la mia bella copia di After Effects (originale, perché è un "se avessi i soldi", questo) lo farei schiacciare dalla zampa di un T-Rex, o rapire dagli alieni, o schiacciare dalla zampa da un T-Rex alieno. Farei uscire parole dalla bocca di Cesca come una mitraglia, con uno Zega crivellato di colpi che non cade mai per terra. Abbatterei i muri di casa di Andrea per poi farlo volare fuori, lontano, e felice. Farei tutti cuoricini negli occhi di Po, con la faccetta manga e la goccia sulla fronte.

Ma i soldi non ce li ho, ma questo non mi tocca.
Anzi.
Per la prima volta dopo tanto tempo (è bello 'sto periodo pieno di prime volte dopo tanti tempi) ho una passione da inseguire, un qualcosa che può piacere a me, e poi magari chissà.
Ma non ci sono solo i video, eeeeeeeeh no!!
C'è la mia bella cartellina "Scritti Vari", che ogni tanti si riempie e qualcosa parte in direzione Frà. Chissà che quello che ogni tanto ci sussurriamo esca fuori urlando, prima o poi.
E poi ci sono le foto, che dopo ventitré giorni in simbiosi con una Po-Reflex, qualcosa uno l'impara.
(o, come dicono i cinesi nella Savana, "l'impala!!")
Qualcosa sul blog l'avete visto, ma un account Flickr a breve può esser più d'aiuto: più visibilità e meno problemi di © su FB.
'nzomma, la pentola è piena d'acqua e qualcosa, dentro, bolle.
(come dissi quando mi accorsi di avere la varicella)

-E come pensa di vivere? Intendo, dovrà in qualche modo guadagnare qualcosa.-

-Prima di tutto si presenti, e comunque non sono ammesse domande, ho una scaletta, qui, da seguire.-

-Sono la sua coscienza!!-

-Allora sia chiaro, io parlo con Coscienze con la C maiuscola, non con le coscienzuole rosse come voi.-

-Ma..-

-Prendiamo le generalità di questa persona, per favore? La allontaniamo?-

-Ma le sembra il modo, io ho un lavoro da fare, ho una dignità da difendere, come si permette.......-


Scusate, ma qui ormai dopo mignotte e ladri entra davvero di tutto.
L'altro giorno ero al bagno, ed arriva la mia moralità, mi guardava, tutta superiore. Per non parlare di quando mi sono incrociato con la mia igiene. S'è turata il naso, mentre passava.

E ricordatevi sempre di pulire la vostra stanza, ogni tanto. Può capitarvi roba tipo questa:

Mr. Senape che si bulla con la sua nuova Burger King Guitar.
O tipo questa:

Un'isola davvero, davvero strana.

E poi vi ritrovate a ritrovare -e spesso buttare- fogli, scontrini, foto, etichette di t-shirt, quei cosetti di fil di ferro che tengono fermi i cavi di qualcosa nelle confezioni, accendini che nemmeno la Bic ne ha così tanti, biglietti di aerei vecchi di anni, calzini spaiati, lettere che lette ora fan quasi ridere.
E poi ho ritrovato il mio "quaderno", quello in cui sputavo veleno a 16 anni. Quant'ero stupido.

-Perché ora?-

-Ancora qui? FUORI!!-

giovedì 7 luglio 2011

Cercherò DI Essere Breve Ma Non Credo Che Ce La Farò



Io lì dentro ci sono cresciuto. Quando sono entrato per la prima volta in TP, avevo ventun'anni e da lì a quindici giorni mi sarei separato da una ragazza splendida (cosa che ancora un po' rimpiango ma questa è un'altra storia).
Entrai da interinale, e dopo tre mesi non mi rinnovarono il contratto. Feci giusto in tempo a farmi un tatuaggio, proprio in ricordo di quella ragazza, a godermi qualche serata che mi richiamarono per diventare supervisore di una campagna nuova e bella, che per tre anni mi ha circondato di belle persone, lavoro interessante ed una marea di sfide. In questi tre anni mi sono quasi innamorato, ho pianto, ho corso, sono arrivato tardi, ho mangiato in postazione, ho urlato, ho riso (tantissimo), ho lavorato come uno stronzo, ho visto gente ringraziarmi e rimproverarmi, sono stato criticato e premiato, ho creato, ho distrutto, ho perso amici e trovato belle persone.
Fuori di lì la mia vita continuava sempre uguale, e di contro dentro TP le cose cambiavano di continuo, vuoi per la natura elastica della campagna, sia perché la dirigenza non è mai stata capace di apportare un reale cambiamento in meglio. Mai.
Ho conosciuto gente di mezzo mondo, magari anche solo per telefono, ho imparato ad usare nuovi sitemi, a parlare meglio l'inglese, ma soprattutto ho capito come parlare con le persone, il mio scopo più grande e difficile: interagire, ascoltare, discutere, rimproverare e gratificare. Ho imparato a portare quello che capivo dentro al di fuori, sia a livello tecnico ("a Jà me sìè sbracato l'iP**** me dai 'na mano te che ce lavori?") che umano ("sto telefono me fa sbroccà!!"). Mi sono fidanzato di nuovo ed è stato difficilissimo conciliare il lavoro con lei, soprattutto per.. vabbè pure  questa è un'altra storia, lasciamo stare..
Insomma come tante persone TP per me era diventato il fulcro della mia vita: il mio ruolo, il "supervisore", è sempre stato carico di responsabilità e doveri, impegni improrogabili e riunioni improvvisate, file incomprensibile e registrazioni "illegali".
Poi la routine ha cominciato a farsi pesante, schiacciante, e fu così che arrivò la proposta: cambiare, affidarmi una campagna nuova, considerando che "avrai il fiato di tutta TP sul collo", citando parole davvero pronunciate. E li fu il declino. Un po' come la barzelletta di quello che deve scegliere la pena eterna dell'inferno, e dopo aver visto sale di tortura, sevizie, dolore, vede una piscina di merda con tutte persone con la testa di fuori. Al che dice "questa va bene!", entra, ed il diavolo grida "ok ricreazione finita, tutti sotto!!".
Ecco, questo fu il cambiamento: per tre anni con la merda fino al collo, con la testa fuori che possono essere le soddisfazioni che comunque arrivavano. Poi tutti sotto, via, a farci quasi l'abitudine con la merda.
Disorganizzazione, interventi motivazionali che nemmeno la Ferilli in "Tutta la vita davanti", mancante ingerenze, carichi di lavoro ed orari assurdi, richieste mai evase e mail mai risposte. L'unica soddisfazione, per quanto enorme e piena, sono stati quei ragazzi che ogni singolo giorno, con l'impegno e la volontà, hanno portato avanti una campagna difficile, piena di ostacoli inutili, andando avanti a testa alta, senza mai arrendersi.
Io mi sono arreso, o forse no.
Vedendo come la mia uscita di scena ha colpito molto più la "bassa manovalanza" (e sapete in che accezione lo dico) rispetto a chi poteva fermarmi, mi fa capire che quel posto è semplicemente uguale a tutti gli altri. In questi anni di cazzate ne ho sentite molte, dal "non vogliamo bruciare altre persone come abbiamo già fatto" a "dammi un mese di tempo e risolviamo tutto". Quel mese di tempo doveva partire il 17 Marzo. Al 5 Luglio, data delle mie dimissione e casualmente terzo meseversario dalla nascita della campagna, ho avuto 2 incontri 2. E nulla si è risolto, anzi.
Mi è stato detto che ho deluso, che sono stato una sconfitta "al 50%" perché il resto era mio, di peso da portare. Per me lo è stata al 150%, cari miei. In un posto che lavora con le parole, pochissimi lì dentro le sanno usare davvero. La gente va motivata, ci si deve parlare con le persone. Non pensate che quando gli operatori chiedono gratificazioni parlino solo di soldi e ferie. A volte basta un gesto, una pacca sulla spalla, un sorriso. Gente come me, lì dentro, ha lavorato con la febbre, con i lutti sulle spalle, con i bambini a casa, con un matrimonio nascente o morente, con gli operai a casa. Mentre tutto un altro piccolo mondo per un'unghia spezzata sta in malattia per giorni. Ma indovinate chi sarà più oberato al suo rientro? Ma se fai un discorso del genere a chi di dovere, ti si risponderà che "a voi possiamo fare questi discorsi perché siete intelligenti (vedi coglioni), gli altri tanto non capirebbero". E allora a casa. Tutti quelli che rovinano quel posto, a partire dai sindacalisti che hanno sempre tanto da fare, persino durante i giorni di assemblee, fino all'ultimo dei paraculi che TP la vede solo scritta sul certificato medico.
Lì dentro c'è il problema di essere "troppo italiani", si diventa tanto belli ed internazionali solo quando c'è da avere "un piano d'azione qualitativo che standardizzi ogni sede con l'altra, in modo da avere tutti lo stesso procedimento per intervenire sulle risorse". Tradotto: domani c'è l'audit qualità, facciamo vedere che per un paio di giorni facciamo tutto poi chi s'è visto s'è visto. Per favore.
So che il mio andar via non porterà nessuno cambiamento lassù. Spero solo di rovinare un paio di notti a chi dico io, perché per la prima volta so che chi ha perso siete voi. Mi avete fatto scappare via, quando sarebbe bastato fermarmi e parlarmi. Due minuti. Ma TU sei troppo orgogliosa, come me, quindi ti capisco. Per orgoglio in vita mia ho fatto scappare tante persone (vedi le prime tre righe).
Io so di aver fatto quel che è giusto per me, per la prima volta da quando lavoravo lì dentro. Non ha mai (MAI) preteso nulla a TP, ho sempre abbassato la testa andando avanti come un mulo, ligio al dovere. Certo sono stato aiutato, ma vedere che dopo tre anni e mezzo sei lasciato andar via come il tedesco in "Salvate il soldato Ryan" fa male. Il fatto è che lui torna, io no.

Questo ultimo pezzetto lo lascio a voi, le vere risorse di quel posto: siete belli come il sole, avete tanto da dare e da avere, e come me date senza volere. Siete forti, e lo sto ripetendo da giorni. Siete il fulcro di quel posto, fategli capire che senza di voi non si va da nessuna parte. Non cadete nel tranello di chi vi dice "tanto se andate via ne trovano altri due". A livello di numero è vero, ma ognuno di voi è un numero a se, e nessuno potrà mai sostituirvi davvero, fino in fondo.
Grazie a tutte le belle parole espresse nei miei confronti, in tanti modi.
Grazie a chi mi ha detto "eri la mia forza", chi mi ha scritto su FB, chi non mi ha detto proprio nulla ma gli è bastato uno sguardo. Chi c'è stato per continuare ad esserci e chi è solo passato a vedere come andava.
Anche se nessuno mi vorrà indietro, lì dentro, ed ormai è palese, cerco di farvi capire perché ho lavorato fino all'ultimo, fino a cedere. Quelle che seguono sono semplici ticchettii sulla tastiera di una persona davvero bella, con cui ho parlato poco ma che è stato uno dei tanti volti amici di questi ultimi mesi, che ieri mi ha fatto piangere (finalmente) scrivendo quanto segue:

"A volte circostanze o situazioni che si creano ci portano a prendere delle decisioni, apparentemente avventate ma ponderate, anche se in un lasso di tempo. In un contesto democratico si evidenzia così la libertà di scelta, la libertà di essere; in un contesto di arroganza, di controllo e supremazia mette alle corde, costringendoti a prendere una decisione.A volte il coraggio passa inosservato.
Spesso le parole sostituiscono i fatti, credendo che basti il tanto parlare per cambiare situazioni dove solo i fatti possono rendere possibile, dando così valore al propio pensiero alla propria espressione.
Grazie Jacopo. Per quanto mi riguarda la stima è per pochi e non per tutti e tu hai tutta la mia stima.
"

Grazie a voi per tutti quanto, spero di averlo fatto capire almeno in parte quanto bello possa essere stato lavorare con voi, le vere e sole risorse di TP.

Vi voglio sinceramente bene.

venerdì 1 luglio 2011

Tralascio e non raddoppio

Tralascio il fatto che sono quasi le due della fottuta notte e della nostra situazione aziendale non si sa ancora un cazzo di niente.
Tralascio la questione delle tempistiche con cui saprò che cazzo devo fare della mia vita, ora che mi sono dimesso con l'indennità e blablabla.
Non mi punto sul fatto che c'è gente che non saluta ma spero comunque sia perché di solito le succede, ma secondo me c'è altro dietro.
Corro sul fatto che sto paese fa schifo, mi viene il vomito a sentir parlare di gente praticamente morta perché tu SEI UN LURIDA FASCISTOIDE che dovrebbe spicciare casa a Derek Vinyard solo per la faccia da coglione di merda che si ritrova. Sono stufo di un governo che non cade ne barcolla, ma anzi ancora imperterrito sfonda a testa bassa regole e leggi, insulta e discrimina le minoranze, corrompe poveri stronzi e ancora voi che gli andate dietro, poveri esseri senzaddio. Sono angosciato da un'aria di (s)oppressione sociale, zero sbocchi per la bella gente mentre quella brutta ancora gira abbronzata, tatuata e con il semper fidelis auricolare bluetooth all'orecchio.
Passo sopra al fatto di dovermi ancora giustificare mentalmente per cose di cui non ho colpa.
Nemmeno sto a spiegare con quanta difficoltà riesca a non pensare a quanto i retaggi di un passato recente inquinino e distorcano quello che sarebbe un bel presente. Vecchie immagini e parole si sovrappongano a quello che vedo/sento in tempo reale, distraendomi e facendomi spaventare, allontanare, chiudere. Gesti già visti e vissuti che prendono il posto di cose che dovrebbero essere nuove e fresche.
Tralascio quanto il pensiero di cosa succederà domani mi uccide e logora, visto che l'oggi si è chiuso di merda.

Purtroppo stasera se n'è andata una persona a cui volevo bene. Una collega bravissima nel suo lavoro, che anche nelle critiche più dure mi ha saputo far crescere tanto, e si è dimostrata molto spesso anche un'amica.
Mi dispiace aver dimenticato così tante volte di firmare il foglio ore. Ma so che mi volevi un po' bene lo stesso.
Un abbraccio Dani.

venerdì 17 giugno 2011

Senza Titolo

Senza Post.


..proprio.

Alla fine il problema è uno solo: l'intelligenza, troppo spesso, paga contro la furbizia.
E non parlo di un'intelligenza superiore. Parlo di una media, culturalmente autodidatta intelligenza, mai stato studente provetto.
Il furbo, al contrario, è solo furbo. Magari è anche laureato in puppalologìa, ma è solo furbo.
E l'intelligente si trova lì a dover giustificare, con il furbo sopra, a cantar vittoria e a tendere una mano falsa come il profilo di Dante su una banconota da 5 sterline.
E quindi sembra quasi di ricominciare con la morte nel cuore.
Il sapore di una sconfitta giusta è amaro.
Il sapore di una sconfitta dubbia è amaro.
Ma mischiato con la merda.
Perché sai che comunque un po' è colpa tua: l'irruenza nelle risposte dopo troppe incazzature non sfogate, anarchico rispetto per alcune regole aziendali.. cose così. Sai che potevi evitare alcune cose, ma non l'hai voluto fare comunque.
Sai anche che è colpa tua non riuscire ad essere incisivo sull'immediato, in una risposta. Non essere S.M.A.R.T. sul momento. Perché di cazzate ne son volate, ma no hai saputo controbattere.
E ti ritrovi qui, di nuovo, perfido burattinaio di te stesso, in un teatrino che sta per chiudere le tende. Ma che ancora tutti vogliamo tenere aperto per un bis. Per noi, ancora un po'. Perché nonostante tutto ci teniamo, magari non tutti tutti.
Ma siano comunque un po'.

Per il resto, tutto bene, grazie.
Diciamo che LondonSick si, però..
..però un paio di motivi ce li ho per restare ancora un altro po'.
Oh, se ce li ho.
Fuck.
Yeah.

Fuck Yeah.

martedì 10 maggio 2011

Avete presente il monologo di Trainspotting?



Si, quello in cui "scegliete una vita..." e bla bla?
Ecco, a parte l'ultima parte sull'eroina, come non essere d'accordo?
Come posso non dirvi: voi scegliete il cazzo che vi pare?

Scegliete di andare ai centri commerciali a fare "una passeggiata" mentre fuori c'è il sole, fate fermare quel puttanone di vostra moglie davanti alla vetrina del negozio di animali per decidere se per la borsa per mettere dentro quel topo chiamato chihuahua è meglio il viola Lady Gaga o il rosa Justin Bieber. Girate come diversamente vivi a cercare la tuta acetata del Portsmouth per i vostri gemellini, che grazie al vostro amore ed alle vostre attenzioni, l'unica voce che ci sarà sul loro curriculum standard europeo preparato dallo zio "che ha fatto le magistrali" per farsi assumere al McDonald's sarà:

- topi d'appartamento con mansione di violenza fisica contro eventuali inquilini anziani addormentati, occasionale coprofagia canina se presente nella casa ed alto elevato d'interazione con la Polizia di Stato.
Per referenze: Casa Circondariale di Regina Coeli.

Scegliete di farvi i capelli col crestino e simboli para-esoterici fatti col rasoio sulle tempie, fatevi tatuare sul braccio, in latino, il nome della prima donna che vi ha fatto un pompino e che avete accannato appena finì d'ingoiare, e sul collo la data di nascita di Totti in numeri romani. Continuate a sputare ogni tredici fottuti cazzo di secondi mentre aspettate il treno: dio non voglia vi aumenti improvvisamente la salivazione mentre siete in carrozza. Continuate a far suonare l'ultimo singolo di David Guetta feat. McStaCeppa a mille da quei cazzo di cellulari di merda: spero che un giorno, mentre siete in cinque/sei a fare i coatti a Testaccio, possiate incontrare Radio Raheem di "Do The Right Thing" in un momento davvero sbagliato, per voi che lo chiamate "Ehi biccola scimmia dudda sola!!" e per lui che proprio quel giorno ha deciso di sopportare tutti gli insulti razzisti che l'immaginAriano possa concepire, tranne "Ehi biccola scimmia dudda sola!!". E che dallo stereo possano uscire solo schegge dei vostri denti e le note di Fight The Power.

Scegliete di tradire vostra moglie, la vostra ragazza, la vostra convivente con la prima che ve la fa annusare, solo per infilargli il cazzo tra le gambe e poi giustificarsi dietro le colpe degli altri, puntando il dito e scuotendolo. Erigetevi a paladini della giustizia, a grandi pulitori delle altrui anime, innalzatevi fino al livello di un dio terreno che tutto vede e tutto sente, ma solo se conviene e solo se è sotto al vostro stesso livello di decenza, che è un po' quello dei politici secondo Woody Allen in "Io e Annie". Insistete nel ritenervi migliori, nel considerarvi padroni del sapere assoluto, infallibile, divino. Continuate a credere di saper comunicare col prossimo, di poter rendere tutto più splendente con "un sorriso a tutti denti/freddo come il sangue dei serpenti" quando poi in quel cervello bacato che avete nemmeno vi arriva l'idea che possiate, potenzialmente e lo sottolineo, potenzialmente, essere delle emerite teste di cazzo.

Scegliete il vostro dio, la vostra religione. Potete decidere per quello invisibile descritto da George Cariln (RIP), decidete che sia lui a guidarvi, fatevi paladini della famiglia eterosessuale, del "niente aborto, ha già le unghie, è una vita, ha un'anima!", gridate i vostri slogan da stadio sotto la finestra di un Papa morente e prendete calci le ambulanze con dentro "un'anima!", picchiate i vostri figli nelle sperdute campagne del Fraccazzese in nome di Nostro Signore Gesù Cristo.
Oppure decidete per il vostro personale dio terreno: che sia muscoloso e poco importa se la cosa più vicina al congiuntivo che abbia mai avuto è stata un'infezione agli occhi, è il tronista di uominiedonne (la linea tratteggiata rossa sotto la parola "tronista" evidenzia che persino il mio Mac schifa quel genere di persone); che giochi in serie A e ti porti in giro sulla Porsche ultimo modello intrippato di merce come il protagonista di un gangster-movie messicano di serie B, e 'sti cazzi se la cifra del suo quoziente intellettivo è inferiore a quella scritta dietro la sua maglia: è un portiere bravissimo; oppure vai ed abbraccia il politico, che sia la trasposizione reale di Cetto Laqualunque, che sia un ex presidente del consiglio di sinistra che tutto diceva e continua a dire, tranne qualcosa che di sinistra sia e che ora si trova a dover giustificare come mai molti suoi amichetti freak-chic siano improvvisamente pieni di soldi, che sia il dio degli dei, colui che ancora imperversa ovunque nonostante tutte quelle cose che di lui si dicono ma che non è vero, alt, meno male che c'è. Acchittatevi, fatevi dare 50€ e andate a "manifestare la vostra solidarietà" a quella sottospecie di essere umano che non merita nemmeno più la nostra attenzione, se ancora non affermasse che i giudici sono un cancro alla vigilia della giornata dedicata alle vittime del terrorismo, concentrata proprio sui giuristi morti per mano delle Br e non solo, e non facesse trascinare via e prendere a calci un povero vecchietto di 70 anni che chiedeva solo che fine aveva fatto la sua pensione.

Scegliete il cazzo che vi pare.
Pensate solo al tempo che state sprecando a correre dietro a cose che non vi porteranno a nulla che non sia la chiusura di un capitolo. Pensate "out of the box", non a compartimenti stagni. Allargate le vedute, unite i pezzi, cercateli bene perché sono lì, a portata di mano.
E sfuggono via, "nessuna certezza mai, resti chiusa fra le dita..".
Provate a comparare la vostra vostra vita, la vostra realtà, il vostro quotidiano, con le scelte che non avete fatto, le cose a cui avete rinunciato, i no che sarebbero dovuti essere si.

Are you ok?



[visto che qualcuno di voi mi ha detto che ha provato a commentare ma -beeeeeep!- no success, ho tolto l'obbligo di identificazione/registrazione. quindi se vorrete, sarà un piacere.]

giovedì 14 aprile 2011

Noi Siamo..



..una generazione illusa, delusa e disillusa.. siamo quelli che comunque ci piace andare a Trastevere a morire d'alcool, ma che in fondo vorrebbero essere da un'altra parte.. non stare, attenzione, ma essere.. essere qualcuno che non siamo, magari simile ma senza errori alle spalle.. senza i pensieri, i vuoti di memoria, i vuoti interiori, senza le giornate troppo piene e troppo corte..


..no non mi piace..


..una generazione illusa, delusa e disillusa.. siamo quelli che comunque ci piace andare a Trastevere a morire d'alcool, che andiamo a lavorare aspettando il Venerdì, e magari ci passa un, che so, Martedì carico di sorprese e noi neanche ce ne accorgiamo.. siamo quelli che andiamo al multisala a vedere "un film serio", e poi ci perdiamo la perla nel vecchio e piccolo cinema d'essai.. siamo quelli che già non ce la fanno più a sentir parlare di politica, violazioni della Costituzione, insulti, magheggi, pianisti e Responsabili.. e che gli brucia dentro vedere che dietro l'angolo del domani raramente si è sicuri di quello che ci si possa trovare.. vorremmo di più di quello che si potrebbe avere, di quello che basterebbe avere.. siamo alla continua ricerca di qualcosa che nemmeno sappiamo, ansiosi di un brivido che ci corra sulla schiena fino a ricordarci che siamo ancora vivi.. ma i brividi sono fatti per passare, e giù di nuovo ad agitare le mani in avanti, piegandole ad artigli, tentando di afferrare qualcosa, qualcuno che ci tiri su.. siamo quelli che devono imparare dai nostri errori, quelli che hanno visto amici andarsene per non tornare, vecchi campetti da calcio abbandonati, lì dove qualche anno fa -..cazzo sembra ieri..- ci si rincorreva, si sudava, si cresceva..
..siamo quelli che qualche volta fanno pensieri strani -con una mano, una mano..-, quelli che vorrebbero spaccare tutto, senza freni, almeno per mezz'ora.. una stanza piena di foto, sagome, vasi, tavoli di cristallo.. queste cose, tu, un paio di occhialini protettivi ed una mazza da golf, una legno 9..
..siamo quelli che è troppo tardi, e quelli che ancora è troppo presto.. che vorrebbero strappare via vecchi ricordi, strappare vecchie foto, ma che alla fine teniamole che.. che boh..
..siamo quelli che non gli va, che gli prende male, che non me la sento.. ostentiamo sicurezza, dobbiamo farlo, ma a volte la maschera che indossiamo si fa troppo sottile, e via con gli imbarazzi, le paranoie, i silenzi, gli sguardi abbassati, i disturbi quadripolari, i piccoli passi avanti e le maratone di passi indietro..
..siamo quelli che eccoci qui, soli e quindi male accompagnati, e venga pure 'sto domani..
..che, tra l'atro, domani è già Venerdì..
..finalmente..

domenica 13 marzo 2011

Sana&Robusta

Ieri, dopo anni di pigrizia sociale, sono andato ad una manifestazione:


No, non questa. Era solo per mettere in mezzo un po' di libido.
Sono andato a questa:


C'era tanta gente, tante famiglie, zero bandiere di partito ed una commozione generale che mi ha convinto che forse qualcosina, ogni tanto, piano piano, si smuove.
Ingroia ci ha caricato, Celestini divertito con la solita (e splendida) amarezza, la Busi ci ha fatto rifare occhi ed orecchie (Bubu ha ragione: ha una voce molto, ma molto sensuale.. e poi è una donna donna con due palle così). Un coro ha cantato una splendida "Va Pensiero", una ragazza si è commossa e la mamma l'ha abbracciata più commossa di lei, un gruppo di signore agguerritissime strillava ed orgogliosa elencava tutte le manifestazioni che si erano sparate fino a ieri.
Un bella giornata, con due bellissimi amici ed un libretto con tanti begli aritcoletti in borsa.
Non farò pipponi, non farò il figo: ma la Costituzione è bella da leggere, bella da capire, bella da applicare. Ci rende davvero conto che no, alla fine non è sempre stato così. E quindi ci si può tornare, a rispettarsi un minimo. Lo ha detto il coordinatore di Articolo21: "Questo non è il momento delle bandiere diverse, dei fischi e delle polemiche: è il momento di essere tutti uniti".
E proviamoci, ad essere una cosa sola.

Per me, ne vale la pena.








Namaste.