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mercoledì 26 ottobre 2011

Il Momento Del Coglione

Attore che interpreta alla perfezione personaggi
spesso affetti dal "MdC".
Sei per strada, una ragazza molto carina, di quelle con cui faresti volentieri un aperitivo sulla spiaggia, ascoltandola raccontare dei suoi viaggi in Sudamerica, ti ferma e ti chiede da accendere. Con una mossa che ti riesce una sola volta nella vita, infili la mano in tasca, tiri fuori l'accendino e senza fermarti lo accendi a mezz'aria portando la fiamma, accesa, alla distanza perfetta dalla sigaretta. In tutto ciò, era uno Zipper, che hanno la rotellina squadrata.
Applausi.
Stupita, ti guarda con lo sguardo di chi è molto vicina all'orgasmo grazie alla tua capacità di infiammarle a distanza il punto G, e ti chiede dove stai andando.
A me, in questi casi (che mi succedono con la stessa frequenza con la quale i fulmini cadono due volte nello stesso punto), accadono due cose:
- o in bocca mi si forma il Das misto a polpettone avanzato e mi si arrossano le guance tipo un vicentino alla sagra della castagna;
- o penso che si, l'aperitivo ed il Sudamerica, poi però ci sarebbe la cena vegetariana, il letto giapponese, i suoi amici che parlano solo di Gramsci e volàno, i parenti cattolici e stronzi, un affitto in due, i dischi in due, i film in due. Alt, troppo in troppo poco tempo.
Quindi, all'ipotetica domanda della mia futura ex ragazza che mi chiede:
-Dove vai?-
risponderei:
-Di là-, indicando un punto a caso con la stessa, flemmatica foga con cui sporgi il braccio per chiamare l'autobus, e con la stessa faccia da cazzo che ha l'autista che ti carica.
Lei, ringraziandoti, scappa via urlando dalla paura e blaterando cose che forse che scelga tra uomini e donne.

Abbiamo presentato il cosiddetto "Momento del Coglione", in campo scientifico è conosciuto anche come  "MdC".

Uno che di "MdC", ne sta facendo uno stile di vita.
E dire che ci stavamo quasi per credere, in una faccia così.
Che poi l'ho messo giù in modo simpatico, ma qui c'è poco da ridere.
Che la famosa settimana è iniziata, e devo dire pure molto bene.
Ho interagito come una persona normale, ho fatto cose fatte bene, ho shakerato  alla perfezione parole e gesti, creando un buon cocktail di socialità.

Poi capita che mentre sei impegnato a far andare tutto bene, fai una cosa che non può avere, per forza di cose, una reazione immediata. Devi aspettare, punto.
Nel frattempo fai un'altra cosa, senza voler sbagliare, ma che mentre la fai senti in cuor tuo che magari farti un sett'etti di cazzi tuoi sarebbe la cosa migliore, perché sai che una reazione ci sarà.
E infatti, la reazione arriva.

E sarebbero stati di gran lunga meglio i sett'etti.

domenica 23 ottobre 2011

La Settimana Enigmatica



Mi ricordo che uno dei miei giochi preferiti, sulla Settimana Enigmistica, è sempre stato "Il Bersaglio".
Parti da una parola all'esterno, e la colleghi ad un'altra, magari per anagramma, significato, opposto, togliendo o aggiungendo delle lettere.
Insomma, di base è un gioco ad incastri, a domino.
Azzecchi la prima, studi un po' le altre, trovi la seguente, e piano piano è tutto sempre più facile.
Ecco, la settimana che inizia domani sarà un po' così, con l'aggiunta del fattore umano.
Si perché un conto è arrivare al passo successivo seguendo una logica inattaccabile: quella è la parola iniziale, una sola la può seguire, a sua volta questa può essere seguita solo da un'altra.. e così via.
Un conto, invece, è dover affrontare tre possibili situazioni:
- far seguire parole giuste dopo e prima di altre parole altrettanto giuste, ovvero fare un discorso coerente avendo di fronte un'altra persona, che interagisce;
- agire in un certo modo e dover attendere una reazione, per capire quale azione intraprendere di conseguenza;
- dover combinare parole e gesti in un unico conteste, alternandoli e calibrandoli nel modo giusto.
In una sola parola, interagire.
Ma 'sta settimana s'interagisce serio, con parole che diventano serie e gravi, e gesti che potrebbero tracciare linee definitive, situazioni che potrebbero cambiare un bel po' di te, e del tuo rapportarti col prossimo.
Io sono tranquillo, perché so cosa voglio.
O almeno ci credo fortemente, come non facevo da un po'.
E questo mi pareggia col mondo, parto con handicap zero e sulla stessa linea di tutti gli altri.
Ma soprattutto, sono pronto alla sconfitta, su uno o più fronti.
Non che la cosa la prenda alla leggera, ma di sicuro è compresa nel risultato finale.
So che è lì, l'agghiacciante e paralizzante mostro della sconfitta, pronto a ghermirmi ancora, il suo svuotarmi di tutto per riempirmi di frasi tristi e sguardi vacui è ormai routine, per fare di me un piccolo uomo depresso dalla vita.
Ma 'sto giro so come affrontarlo, e magari anche ucciderlo per farlo rinascere, com un alba serena dopo una notte d'inferno.

Speriamo che, almeno le cose a cui tengo di più, vadano in Porto.

[nuova grafica. visto che non rispondete mai, lettori ingrati ma curiosi, prenderò il vostro silenzio come un "oh mio dio è minimal al punto giusto".]

giovedì 6 ottobre 2011

Goodb iSteve



Fughiamo ogni polemica: Steve Jobs è stato uno che ha fatto i soldi, che ci stava seduto sopra ad una montagna di soldi, ad osservare altri soldi che entravano da bocchettoni fatti di soldi. Su questo non ci piove.
Ma i soldi non sono stati, almeno non sempre, l'obiettivo finale di Jobs.

Steve Jobs ha sempre avuto sogni. Non idee, non intuizioni, ma sogni. E ha fatto sempre di tutto per realizzarli, per vederli prender vita, per veder funzionare nel mondo vero quello che prima era davanti ai suoi soli occhi. Vi risparmio l'ormai nota (nota perché  perché è morto e Wiki ha riaperto, quindi parecchi saranno andati a leggere la sua bio) storia del garage, di Wozniak, dei soldi che finivano e di computer che non si vendevano. Voglio giusto dirvi quello che so, su Jobs, e condividerlo, magari per farvi vedere sotto un'altra luce quello che da molti è visto come "uno che ha fatto solo una bordata di soldi".

Jobs, ad esempio, ha creduto nel sogno di un certo Mark Zuckeberg, tanto da essere stato con la Apple, il primo a chiudere un contratto simbolico con il creatore di Facebook: ogni "Mi Piace" sulla pagina ufficiale della compagnia di Cupertino, avrebbe fatto guadagnare un dollaro al social network. Risultato? Un milione di dollari in zero.

Jobs è stato inculato ancora e ancora da Satana aka Bill Gates: vuoi per plagio, per concorrenza sleale, per imposta supremazia. Fatto sta che Gates, a livello di mercato, ha sempre dato in culo al povero Jobs. Ma lui non si è mai arreso, non si è mai fermato a piangere (come spesso, invece, ha fatto Gates negli ultimi anni). Jobs si è rialzato, sempre, è ha stravolto i suoi stessi sogni per averne di più grandi, di rari, di unici. Nel 1997, quando ancora ci facevamo rincoglionire da Windows '95 in attesa del '98 (uguale e peggiorato), la Apple mette sul mercato il primo iMac, il primo desktop computer "alli-in-one". Schermo con dentro lettore cd con dentro hard disk con dentro processore e così via. Un pezzo unico, in tutti i sensi. E mentre c'è ancora gente che aspetta la versione definitiva di Windows, il Mac OS (Tiger, Snow, Lion) ha subito evoluzioni su evoluzioni, creando si una cerchia che diventa sempre più "isolata", ma sempre più grande. E i pochi possono diventare i molti.
Proprio questa è stata forse la più grande mossa di Steve Jobs, e di conseguenza della Apple: cominciare un processo di pensiero "out of the box", di lasciare tra le mani dell'utente finale un prodotto suo e basta, che pur sapendo che sempre più persone ce l'hanno, quello è comunque, unicamente suo. Quando nel 2001 venne lanciato sul mercato il primo iPod, come per quasi tutti i precedenti prodotti (i primi Macintosh, la prima macchinetta fotografica digitale -1994!!-) il mercato reagì male: costoso, troppo unico nel suo genere, senza sbocchi immediati. Dieci anni dopo, l'iPod ha il 94% del mercato MONDIALE dei riproduttori musicali portatili. Ma tutt'ora, il mio iPod è il mio iPod. Nessuno ha le stesse canzoni che ho io, ne gli stessi graffi sulla scocca, ne le stesse cuffie rovinate.
La fortuna di Jobs, quella vera, quella che ti proietta nell'Olimpo della storia moderna, è arrivata negli ultimi 10 anni. Prima dell'iPod, la Apple era per pochi. Erano strani, diversi, "isolati". Su un Macintosh non potevi giocare (ed in pratica nemmeno ora, almeno in parte). Ma nel post iPod, vuoi all'inizio per mere ma fondamentali questioni di compatibilità, la famiglia si è allargata. Anche in Italia il mercato dei Mac è cresciuto in maniera esponenziale, soprattutto tra i giovani ed i professionisti, che sono il mercato base per la tecnologia. Ma pian piano chiunque ha avuto modo di conoscere il mondo Apple, risultato del genio puro di Jobs. A qualunque età, di qualunque estrazione sociale. Poi, può piacerti o no. Ma molto spesso ti piace.

Per chiudere e dare un finale a quello che potrebbe, e sta diventando, un cosiddetto pippone apocalittico, Jobs è stato un personaggio che passerà alla storia per aver cambiato il modo di avvicinarsi al futuro, a volte quasi superandolo. È caduto tante volte, tantissime, a volte in un modo che nessun'altro al mondo avrebbe mai trovato la forza di rialzarsi. Lui, però, l'ha fatto. E se lasciamo da parte, anche solo per un attimo, i soldi, l'immenso potere economico tale da sostenere in parte l'economia di uno stato, la fama, a volte anche l'arroganza, scopriamo che Steve Jobs ha fatto quello che ognuno di noi vorrebbe poter fare nella vita: è vissuto di sogni, ha basato ogni cosa sul sogno, spesso ci ha rimesso la faccia, per i suoi sogni. Ma li ha realizzati, uno dopo l'latro, con calma, costanza, impegno. A dispetto di tutto, e di tutti, lui ce l'ha fatta.

Ciao Steve, oggi è stata una brutta giornata. Come dicevo ad un mio amico oggi, non ti piango come una bimbaminchia a cui muore il cantante dei Tokio Hotel. Ti piango perché hai fatto, in un ambito in cui ormai vivo e baso il mio quotidiano, quello che per me Michael Jordan ha fatto per lo sport, I Red Hot per la musica e Koontz per la letteratura. Hai cambiato il mio concetto di tecnologia, condivisione, interesse per il mondo, uso del computer. Mi hai reso, e ne sono orgoglioso, un Nerd.
Non mi hai reso la vita migliori, ma più semplice, bella e colorata.

Mi mancherai.

giovedì 7 luglio 2011

Cercherò DI Essere Breve Ma Non Credo Che Ce La Farò



Io lì dentro ci sono cresciuto. Quando sono entrato per la prima volta in TP, avevo ventun'anni e da lì a quindici giorni mi sarei separato da una ragazza splendida (cosa che ancora un po' rimpiango ma questa è un'altra storia).
Entrai da interinale, e dopo tre mesi non mi rinnovarono il contratto. Feci giusto in tempo a farmi un tatuaggio, proprio in ricordo di quella ragazza, a godermi qualche serata che mi richiamarono per diventare supervisore di una campagna nuova e bella, che per tre anni mi ha circondato di belle persone, lavoro interessante ed una marea di sfide. In questi tre anni mi sono quasi innamorato, ho pianto, ho corso, sono arrivato tardi, ho mangiato in postazione, ho urlato, ho riso (tantissimo), ho lavorato come uno stronzo, ho visto gente ringraziarmi e rimproverarmi, sono stato criticato e premiato, ho creato, ho distrutto, ho perso amici e trovato belle persone.
Fuori di lì la mia vita continuava sempre uguale, e di contro dentro TP le cose cambiavano di continuo, vuoi per la natura elastica della campagna, sia perché la dirigenza non è mai stata capace di apportare un reale cambiamento in meglio. Mai.
Ho conosciuto gente di mezzo mondo, magari anche solo per telefono, ho imparato ad usare nuovi sitemi, a parlare meglio l'inglese, ma soprattutto ho capito come parlare con le persone, il mio scopo più grande e difficile: interagire, ascoltare, discutere, rimproverare e gratificare. Ho imparato a portare quello che capivo dentro al di fuori, sia a livello tecnico ("a Jà me sìè sbracato l'iP**** me dai 'na mano te che ce lavori?") che umano ("sto telefono me fa sbroccà!!"). Mi sono fidanzato di nuovo ed è stato difficilissimo conciliare il lavoro con lei, soprattutto per.. vabbè pure  questa è un'altra storia, lasciamo stare..
Insomma come tante persone TP per me era diventato il fulcro della mia vita: il mio ruolo, il "supervisore", è sempre stato carico di responsabilità e doveri, impegni improrogabili e riunioni improvvisate, file incomprensibile e registrazioni "illegali".
Poi la routine ha cominciato a farsi pesante, schiacciante, e fu così che arrivò la proposta: cambiare, affidarmi una campagna nuova, considerando che "avrai il fiato di tutta TP sul collo", citando parole davvero pronunciate. E li fu il declino. Un po' come la barzelletta di quello che deve scegliere la pena eterna dell'inferno, e dopo aver visto sale di tortura, sevizie, dolore, vede una piscina di merda con tutte persone con la testa di fuori. Al che dice "questa va bene!", entra, ed il diavolo grida "ok ricreazione finita, tutti sotto!!".
Ecco, questo fu il cambiamento: per tre anni con la merda fino al collo, con la testa fuori che possono essere le soddisfazioni che comunque arrivavano. Poi tutti sotto, via, a farci quasi l'abitudine con la merda.
Disorganizzazione, interventi motivazionali che nemmeno la Ferilli in "Tutta la vita davanti", mancante ingerenze, carichi di lavoro ed orari assurdi, richieste mai evase e mail mai risposte. L'unica soddisfazione, per quanto enorme e piena, sono stati quei ragazzi che ogni singolo giorno, con l'impegno e la volontà, hanno portato avanti una campagna difficile, piena di ostacoli inutili, andando avanti a testa alta, senza mai arrendersi.
Io mi sono arreso, o forse no.
Vedendo come la mia uscita di scena ha colpito molto più la "bassa manovalanza" (e sapete in che accezione lo dico) rispetto a chi poteva fermarmi, mi fa capire che quel posto è semplicemente uguale a tutti gli altri. In questi anni di cazzate ne ho sentite molte, dal "non vogliamo bruciare altre persone come abbiamo già fatto" a "dammi un mese di tempo e risolviamo tutto". Quel mese di tempo doveva partire il 17 Marzo. Al 5 Luglio, data delle mie dimissione e casualmente terzo meseversario dalla nascita della campagna, ho avuto 2 incontri 2. E nulla si è risolto, anzi.
Mi è stato detto che ho deluso, che sono stato una sconfitta "al 50%" perché il resto era mio, di peso da portare. Per me lo è stata al 150%, cari miei. In un posto che lavora con le parole, pochissimi lì dentro le sanno usare davvero. La gente va motivata, ci si deve parlare con le persone. Non pensate che quando gli operatori chiedono gratificazioni parlino solo di soldi e ferie. A volte basta un gesto, una pacca sulla spalla, un sorriso. Gente come me, lì dentro, ha lavorato con la febbre, con i lutti sulle spalle, con i bambini a casa, con un matrimonio nascente o morente, con gli operai a casa. Mentre tutto un altro piccolo mondo per un'unghia spezzata sta in malattia per giorni. Ma indovinate chi sarà più oberato al suo rientro? Ma se fai un discorso del genere a chi di dovere, ti si risponderà che "a voi possiamo fare questi discorsi perché siete intelligenti (vedi coglioni), gli altri tanto non capirebbero". E allora a casa. Tutti quelli che rovinano quel posto, a partire dai sindacalisti che hanno sempre tanto da fare, persino durante i giorni di assemblee, fino all'ultimo dei paraculi che TP la vede solo scritta sul certificato medico.
Lì dentro c'è il problema di essere "troppo italiani", si diventa tanto belli ed internazionali solo quando c'è da avere "un piano d'azione qualitativo che standardizzi ogni sede con l'altra, in modo da avere tutti lo stesso procedimento per intervenire sulle risorse". Tradotto: domani c'è l'audit qualità, facciamo vedere che per un paio di giorni facciamo tutto poi chi s'è visto s'è visto. Per favore.
So che il mio andar via non porterà nessuno cambiamento lassù. Spero solo di rovinare un paio di notti a chi dico io, perché per la prima volta so che chi ha perso siete voi. Mi avete fatto scappare via, quando sarebbe bastato fermarmi e parlarmi. Due minuti. Ma TU sei troppo orgogliosa, come me, quindi ti capisco. Per orgoglio in vita mia ho fatto scappare tante persone (vedi le prime tre righe).
Io so di aver fatto quel che è giusto per me, per la prima volta da quando lavoravo lì dentro. Non ha mai (MAI) preteso nulla a TP, ho sempre abbassato la testa andando avanti come un mulo, ligio al dovere. Certo sono stato aiutato, ma vedere che dopo tre anni e mezzo sei lasciato andar via come il tedesco in "Salvate il soldato Ryan" fa male. Il fatto è che lui torna, io no.

Questo ultimo pezzetto lo lascio a voi, le vere risorse di quel posto: siete belli come il sole, avete tanto da dare e da avere, e come me date senza volere. Siete forti, e lo sto ripetendo da giorni. Siete il fulcro di quel posto, fategli capire che senza di voi non si va da nessuna parte. Non cadete nel tranello di chi vi dice "tanto se andate via ne trovano altri due". A livello di numero è vero, ma ognuno di voi è un numero a se, e nessuno potrà mai sostituirvi davvero, fino in fondo.
Grazie a tutte le belle parole espresse nei miei confronti, in tanti modi.
Grazie a chi mi ha detto "eri la mia forza", chi mi ha scritto su FB, chi non mi ha detto proprio nulla ma gli è bastato uno sguardo. Chi c'è stato per continuare ad esserci e chi è solo passato a vedere come andava.
Anche se nessuno mi vorrà indietro, lì dentro, ed ormai è palese, cerco di farvi capire perché ho lavorato fino all'ultimo, fino a cedere. Quelle che seguono sono semplici ticchettii sulla tastiera di una persona davvero bella, con cui ho parlato poco ma che è stato uno dei tanti volti amici di questi ultimi mesi, che ieri mi ha fatto piangere (finalmente) scrivendo quanto segue:

"A volte circostanze o situazioni che si creano ci portano a prendere delle decisioni, apparentemente avventate ma ponderate, anche se in un lasso di tempo. In un contesto democratico si evidenzia così la libertà di scelta, la libertà di essere; in un contesto di arroganza, di controllo e supremazia mette alle corde, costringendoti a prendere una decisione.A volte il coraggio passa inosservato.
Spesso le parole sostituiscono i fatti, credendo che basti il tanto parlare per cambiare situazioni dove solo i fatti possono rendere possibile, dando così valore al propio pensiero alla propria espressione.
Grazie Jacopo. Per quanto mi riguarda la stima è per pochi e non per tutti e tu hai tutta la mia stima.
"

Grazie a voi per tutti quanto, spero di averlo fatto capire almeno in parte quanto bello possa essere stato lavorare con voi, le vere e sole risorse di TP.

Vi voglio sinceramente bene.

giovedì 23 giugno 2011

Firmo e sottoscrivo (o almeno avrei voluto)


Allora, no ricapitolo perché quello che penso di questa storia sta scritto qui, qui e qui.
Anche in altri post ma giusto accenni.
Comunque, fatevi un'idea leggendoli, ma credo vi basterà anche quello che segue.

Mi fate schifo, semplicemente schifo.

Senza volersi per forza soffermare su come spacciate la solidarietà (intesa come accordo, non come poi è stata usata.. quello è un altro paio di maniche) come qualcosa che tutti abbiamo firmato, quando in realtà non siamo nemmeno stati interpellati. Posso capire noi, non-iscritti e lontani dalle vostre sigle ammucchia e raspa, ma addirittura i semper fidelis, coloro i quali ancora pendono dalle vostre labbra, addirittura loro siete riusciti a tenere all'oscuro.
Insomma, voi sparite dopo aver firmato un accordo che di fatto prendeva il nostro contratto e lo buttava in pasto all'azienda, come Redhead in "The Snatch" dava in pasto ai maiali i pezzi dei suoi avversari. Poi tornate giusto in tempo di crisi, tranne alcuni sprazzi di vertenze e diffide perché in un posto dove si lavora con LE PAROLE, voi non volete che tra i tanti aspetti:

- tempi di chiamata
- livelli di servizio
- rapporto chiamate offerte/prese
- abbandonate entro i 20, 40, 60 secondi

(e tanti tanti altri obiettivi che, a mio parere, dovrebbero essere i primi a dover essere limati e limitati) insomma voi non volete che vengano principalmente giudicate proprio LE PAROLE. La base del nostro lavoro. La qualità, per fortuna e purtroppo, sta cominciando ad essere importante per questo lavoro. Sicuramente molto più di prima.
E' come se in una catena di montaggio di auto non si montasse il parabrezza perché antiestetico.
Magari hai una macchina da paura, rapporti perfetti su tutta la linea, ma al primo sasso dal cavalcavia ti ritrovi la testa esplosa dentro tutta la macchina come Marvin in "Pulp Ficition" senza nemmeno aver sentito il crash del parabrezza. Non è bello.

Dopo questo paragone che anche io devo ancora capire, mi riprendo.
E come faccio?
Non ho la videocamera.



In pratica, dopo tutte 'ste manfrine e grasse risate (ultima la diffida ad una persona straordinaria che ha una sola colpa: aver diffuso una notizia), poco tempo fa siete passati con un foglio, agitandolo come se fosse il libro postumo di Taricone, chiedendoci di firmarlo.
"Firmarlo per fare cosa?", vi chiederete voi piccoli curiosoni.
Adesso aspettate Lillini cari, era solo l'abbrivo.
Firmarlo per vedere quanti eravamo a chiedere un coinvolgimento (vedi referendum) nell'eventuale firma di un qualunque eventuale accordo.
Il tutto in una comoda confezione democratica.
Io ovviamente ho firmato. Per vedere come andava. Come quando ti vai a vedere l'ultima commedia con Owen Wilson sperando nella chicca, mentre in realtà sai che sarà la solita cagata.
Bene, oggi esce LA notizia, quello che tutti aspettavamo.
E, indovinate un po', Lillini cari?
Noi firmatari di tale richiesta di "referndum"..
(rullo di tamburi)
..NON ABBIAMO FIRMATO UN CAZZO!!!!!
Eccola, apri la confezione democratica. Oggi, pagandola doppia, ci trovi due volte un cazzo di niente!!
Continuate a seguire un sindacalista che il giorno prima ringhia contro un suo "compagno" di un'altra sigla, ed il giorno dopo gli fa eco e coro in un'assemblea.
Scegliete di pendere dalle labbra da gente che punta il dito con chi vi vuole mettere contro, campagna vs campagna, e poi sono i primi a pisciare benzina sulle scintille che loro stessi creano, tra compagni di postazione.
Via, andate, marciate, ascoltate adesso i proclami che faranno. Urlate alle loro incitazioni di continuare la lotta, ai loro elenchi di cose cha hanno provato a fare per impedire l'accordo senza le nostre firme.
Posso immaginarmene un paio:

- siamo stati lì tutto il tempo a suonare padelle contro mestoli, mentre ministero e azienda parlavano. Ma sembravamo non disturbarli;
- abbiamo provato a darci fuoco, ma a quanto pare l'acqua non è un buon combustibile;
- abbiamo iniziato lo sciopero della fame, ma l'abbiamo interrotto quando Sacconi ha fatto entrare aragoste e champagne, per brindare a un incontro
- abbiamo sbagliato ministero.

Per carità, l'azienda ha fatto il suo sporco lavoro.
Con una differenza: per quanto crudele, pesante e pressante sia stato il comportamento dell'azienda in questi mesi, non è mai stato falso, mascherato.
L'azienda ha fatto i suoi interessi, magari facendo partecipare qualche altro "compagno".
Ma li ha fatti a cielo aperto (a parte qualche momento di totale follia).
Voi, invece, avete illuso la massa.

Io, per fortuna, in qualche cosa dalla massa mi distinguo.
Non vedo l'ora d'incrociare il vostro sguardo, alla prossima assemblea.
Sarò lì, silenzioso e serafico come un gatto nero.

Vergogna.

venerdì 17 giugno 2011

Senza Titolo

Senza Post.


..proprio.

Alla fine il problema è uno solo: l'intelligenza, troppo spesso, paga contro la furbizia.
E non parlo di un'intelligenza superiore. Parlo di una media, culturalmente autodidatta intelligenza, mai stato studente provetto.
Il furbo, al contrario, è solo furbo. Magari è anche laureato in puppalologìa, ma è solo furbo.
E l'intelligente si trova lì a dover giustificare, con il furbo sopra, a cantar vittoria e a tendere una mano falsa come il profilo di Dante su una banconota da 5 sterline.
E quindi sembra quasi di ricominciare con la morte nel cuore.
Il sapore di una sconfitta giusta è amaro.
Il sapore di una sconfitta dubbia è amaro.
Ma mischiato con la merda.
Perché sai che comunque un po' è colpa tua: l'irruenza nelle risposte dopo troppe incazzature non sfogate, anarchico rispetto per alcune regole aziendali.. cose così. Sai che potevi evitare alcune cose, ma non l'hai voluto fare comunque.
Sai anche che è colpa tua non riuscire ad essere incisivo sull'immediato, in una risposta. Non essere S.M.A.R.T. sul momento. Perché di cazzate ne son volate, ma no hai saputo controbattere.
E ti ritrovi qui, di nuovo, perfido burattinaio di te stesso, in un teatrino che sta per chiudere le tende. Ma che ancora tutti vogliamo tenere aperto per un bis. Per noi, ancora un po'. Perché nonostante tutto ci teniamo, magari non tutti tutti.
Ma siano comunque un po'.

Per il resto, tutto bene, grazie.
Diciamo che LondonSick si, però..
..però un paio di motivi ce li ho per restare ancora un altro po'.
Oh, se ce li ho.
Fuck.
Yeah.

Fuck Yeah.

venerdì 10 giugno 2011

Karma, E Sangue Freddo

"Sai che c'è? Che a volte vorrei tanto che il tempo si fermasse qui, ora, in questo momento."
Questa frase l'ha appena detta il mio cervello. Ogni riferimento a fatti e/o persone è puramente casuale.


[di seguito immagini trovate digitando "karma" su google]





Sembra ieri che all'aeroporto di Heatrow incrociavo Paolo "fascistadelcazzo" Di Canio, non sapendo che era lì perché cacciato dallo sponsor della squadra che avrebbe dovuto allenare. Indovinate perché?
Perché è un fascistadelcazzo!!
Ironia della sorte.
Insomma sembra ieri e invece era quasi un mese fa: dal Venerdì dove a quanto pare per l'ennesima volta ho parlato in qualche lingua morta mentre spiegavo le ragioni del perché ero leggermente spaventato dal partire per tornare e fare una cosa che non mi sentivo di fare ma ok, ci sto e alla fine cazzo bell'esperienza, passando per il Sabato della festa dell'anno, che con soli 10€ ci ha offerto: bei galloni di alcool, bagni chimici, gruppo live perfetto per un pogo non proprio lucido e (probabilmente) per incrinarsi una costola, bagno in piscina notturno volontario, bagno in piscina notturno non proprio volontario visto che insieme a me sono finiti cellulare-portafogli-macchinetta ma non ci è finita quella stronza di mezzo metro che si era aggrappata a me per -ironia della sorte- non cadere in piscina (missione compiuta, nana), sbronze nudità esposte di fronte all'amico che tenta di rivestirti (grazie Mangust) con asciugata pelvica con il phon inclusa, discorsi cancellati tre passi dopo, piccoli graffi sulle gambe che dio solo sa come sono comparsi per ritrovarsi a Domenica.
Si parte.
Wembley.
(chi deve sapere come sono stato durante quella settimana, lo sa già. è una cosa quasi personale quanto son stato bene. ma questo sarà un altro discorso.)
Si torna a Roma.
(vedi sopra. più o meno.)
Ed ora son qui, con la voglia di starci ma aspettando di partire.
Aspetto perché qui le cose si fanno serie, qui ormai è un inferno, qui fa rima con T*.
(l'asterisco è un'altra lettera dell'alfabeto. azzardate.)
Qui non si capisce a chi dar retta, perché nessuno parla.
Semplice.
Gli aizzatori del popolo si scagliano contro una sparuta comunità invece di provare a prendersi cura dell'intera collettività.
Mentre i regnanti regnano, come se nulla fosse, come se non si navigasse a vista da mesi, ormai. Coraggiosi mozzi in mezzo alle tempeste comportamentali dei nostri capitani.
Una cosa è certa: saremo noi ad affondare con la nave, a testa alta.
Non voi.

Ma mentre spero in cattiverie altrui per sfogar le mie, qualcosa al nostro (esteticamente santo ma nel profondo in realtà demone incapace) Jacopo nel giro di un paio d'ore torna indietro: subito dopo aver capito di non aver capito perché il suo cazzo di Bancomat delle poste ha deciso di non riconoscere il suo PIN (se è colpa della nana, la vado a cercare), e non è per i problemi tecnici ne per superamento dei tentativi ne perché è clonata,
[E' successo. Period.]
un piccione che probabilmente aveva appena finito di mangiare i rimasugli di uno yogurt della Marcuzzi ha deciso di rilasciare gli effetti del simpatico fermento lattico o che cazzo è sulla mia testa.

(Diciamo che ha fatto scopa.)

Ma non finisce qui.
Ditus in fundo, nel senso che per premere il pulsante già debole dell'ascensore a lavoro tale simpatico tondino ha deciso di cedere ma giusto per il tempo di farmi spaventare, ritrarre il dito ed è lì che è ritornato indietro a molla e facendo da morsa mi ha portato via un bel pezzettino di indice della mano.
Destra.
Così, al momento, ho due dita rovinate della stessa mano.
Per due momenti del coglione.

Ma va bene così.
Perché se ora mi chiedi se sto bene negli orti, ti rispondo: si.


[ps: angolo mi vanto. Hanno pubblicato una mia battuta sul nuovo libro di Spinoza. Ma non l'ho capita.]

sabato 14 maggio 2011

Flyin' Post



Domani parto una settimana. Vado dalle parti di Londra. "Sì a Londra! Sapete? Té, nebbia, Big Ben, cibo di merda, tempo peggio, Mary scassa palle Poppins... Londra!".
Incredibile come si svolti così, all'improvviso.
Ma, mi raccomando, prima il lavoro, poi il resto. E' una cosa molto importante che spero aiuti davvero i ragazzi che lavorano con me. No joke.

Spero di riuscire ad aggiornare un po' il blog anche da lì, tra una birra ed una maglietta, tra un training ed una muchacha.

Baci, fate i bravi, e non ve scannate.

giovedì 12 maggio 2011

Racconto (o parabola a seconda di quella che la vogliamo considerare)



E venne il giorno, nel villaggio di Troppe Parole.
Il giorno in cui venne la telecamera, il DIO telecamera.
E gli Apostoli si riunirono circondati dai loro proseliti, si misero di fronte cercando di non guardarla negli occhi, provando solo a parlar male di Giuda ed a puntare il dito.
"E' lui, lui ci ha traditi, lui ed i suoi compagni ci hanno pugnalato alle spalle!! Hanno scelto un messia straniero, che per pochi dinari proferisce lo stesso verbo del nostro!! E questo solo perché la legge divina lo permette!!"
E colui che loro chiamavano Giuda provò a difendersi, ma lui era lì solo per portare la parola di coloro che venivano additati tutti come traditori, dal più alto sacerdote agli ultimi frati che erano accusati di tradimento solo perché non erano d'accordo con gli Apostoli stessi.
"Non è così!! Non è vero! State mistificando il sacro verbo, bugiardi!!"
Era alle strette, il povero Giuda: il suo povero servo provava a suggerire parole e numeri che potessero tirarlo fuori dalla pozza satanica di zolfo in cui stava affogando, ma a nulla serviva. Il tipico caso in cui conta la quantità, non la qualità.
Non che fra gli Apostoli non ci fosse qualcuno dotato di raziocinio, anzi. Il problema è che poca voce veniva data loro, mentre chi inveiva contro i falsi i miti era ascoltato, spalleggiato, aiutato.
"Voi avete deciso di seguire un messia che non ha mai calpestato la nostra terra, che preferisce altri lidi piuttosto che star qui tra di noi. E solo perché la legge divina lo permette!"
Molte persone senza dio si erano radunate intorno, alla ricerca di una parola che facesse pendere il loro ago inmezzista da una delle due parti. Alcuni scelsero gli Apostoli, pochi il Giuda. Tra di loro c'era il povero Giacobbe, uno strillone del villaggio che provava a regalare copie del suo diario di viaggio, e che qualcuno aveva preso volentieri in passato. Giacobbe era visto male, a volte, dagli Apostoli ed i loro proseliti, poiché in passato aveva lavorato per il banco di mele già mozzicate, che era il più ricco di clienti e con frutti di qualità. E gli Apostoli odiavano chi più di loro era ricco di spirito e tenacia, ma soprattutto perché le mele erano davvero della migliore qualità. E loro la odiavano, la qualità. Preferivano la quantità, sembrava. Allo stesso tempo, però, Giacobbe non era nemmeno dalla parte di Giuda e di molti della sua compagnia, che erano coloro i quali ricevevano i soldi da tutti i proprietari dei banchi al mercato, poiché loro stessi erano spesso avari e poco parlavano con gli affittuari.
Il piccolo Giacobbe era quindi lì, a metà strada, uno dei tanti inmezzisti che invano cercavano di capire chi, o cosa, seguire.
E fu in quel momento che i suoi pensieri divennero prima sospiri, poi parole soffocate che pian piano divennero frasi, ed infine parlò davvero:
"Amici, fratelli. State perdendo tutti la retta via. Giuda: perché negare? Perché non ammettere candidamente il tradimento, e da qui partire verso un dialogo, uno scambio di opinioni? E' la via più difficile, lo so, ma quella più costruttiva. Cerca di avvicinarti a loro, non di scostarti.
E voi, miei cari Apostoli..




..ma perchè cazzo non la smettete, per l'ennesima fottuta cazzo di volta, di ripetere sempre (SEMPRE SEMPRE SEMPRE) le stesse dannatissime cose? Perché mai sparite quando Giuda ed i suoi compagni vi offrono di pregare al posto nostro, vi servono la possibilità di trarci d'impaccio e voi la sprecate, e tornate poi con i vostri stramaledetti Vangeli di questa minchia che il vostro "Internet" vi ha dato? Anziché prenderci per il nostro Santo Culo, chi cazzo v'impedisce di venire a noi, ed a noi parlare? Siamo sempre stati qui, mentre voi vagavate in giro con la scusa dei vostri impegni religiosi, o con quella dell'eccessiva stanchezza dovuta a miracoli che NON fate? Ora che il dio telecamera è qui, pronto a raccogliere le vostre preghiere per diffonderle in tutto il paese, voi vi accapigliate, vi scontrate, urlate, deridete (ancora). E (ancora) non lasciate la parola a chi, nel villaggio di Troppe Parole, di cose da dire ne ha, a discapito di entrambe le parti. (ancora) non capite che chi prova a venirvi contro, non è perché siaateo, o (PEGGIO!!) compagno massonico dei proprietari del mercato, ma solo perché lui/lei nel mercato ci lavora, tutti i giorni, dal proprietario del banco a allo sgaloppino. Tutti quanti siamo qui per far si che il Messia rimanga per sempre nel nostro villaggio, e tutti quanti abbiamo diverse opinioni diverse a riguarda.
Sappiate solo di avere perso l'occasione di far capire a tutti il nostro disagio, perché il verbo che si diffonderà verrà mistificato, stravolto, ed assomiglieremo solo a quelle centinaia di villaggi nei quali litigano tra di loro, senza volersi capire.
Ed in quei villaggi, ricordiamolo, il Messia non è mai tornato."


Ora, mentre scrivo, centinaia di persone si stanno facendo la stessa mia domanda, almeno credo: la giornata di oggi, non assomiglia tanto ad un enorme boomerang che con foga altri hanno lanciato, ma che con altrettanta foga ci tornerà dritto nel culo?

venerdì 6 maggio 2011

Sciò.. Però..



Previously, on TP:
lavoro, crisi, sindacati, assemblee, scioperi, minacce velate, risate in faccia, urla, pianti, sguardi, occhiatacce, maledizione, solidarietà, elemosina morale, finti esami di coscienza, strette di mano, strizzate di palle, squilli, messaggi, mail, bacheche, risorse, umani..
E questa è solo la puntata pilota!!


[Sia chiaro fin d'ora: so che tra chi ha scioperato ci sono miei amici (non colleghi, quello lo sono tutti). Le mie invettive, le mie madonne calate giù come se avessi un poker dopo aver fatto all in, le mie incazzature calate come le mutande di una puttana, non sono personali. Vi voglio bene bene, dal primo al terzultimo. Gli ultimi due mi stanno effettivamente sui coglioni. Quindi anima in pace e cuore in guerra.]


Allora, oggi c'è stato quello che qualcuno ama chiamare "sciopero collettivo", ma che io preferisco chiamare "oggi abbiamo una scusa a quanto pare semi giustificata per non andare a lavoro". Sciopero organizzato così, perché licenziano.
"E non ti sembra un'ottima motivazione, sfigato di merda?".
"Si, genio dei rapporti interpersonali".
Il problema di fondo è che quest'azienda sta licenziando per i suoi errori: totale mancanza di una corretta comunicazione, che quando è fatta è in ritardo, mal posta e frettolosa; poca oculatezza nelle assunzioni, almeno all'inizio; errato posizionamento di figure alquanto oscure in postazioni di "comando"; troppo seria in momenti di relax, ed inopportunamente ilare quando non è proprio il caso; troppo poco fiscale al momento di presentare il conto -questa è sottile, o forse no, ma mi piace- e fin troppo barzotta nel momento in cui sei piegato a raccoglierle il fazzoletto.
Ma anche, e forse soprattutto, perché tra chi oggi era a scioperare, c'è gente un po' strana: c'è chi si vede solo agli scioperi ed alle assemblee, un po' come quando S. compare all'Aquila dopo che è venuta giù, mentre in ufficio non si vede mai, un po' come B. si ricorda della Sagra del formaggio minorenne della Val Lallèro e lo usa come legittimo impedimento; assoluta mancanza di serietà di alcuni, in termini di "mi metto in malattia perché ho fatto uno starnuto e sbattendo la testa per il rinculo sono caduto all'indietro nella vasca piena di ghiaccio che avevo preparato per mantenere fresco il dito che mi ero tagliato tentando di recidere con le forbici la corda a cappio nella quale ero caduto inciampando nel corpo di mio padre che al mercato comprò"; RSU che ci sono e non ci sono, un po' come quando fa caldissimo e vedi i riflessi liquidi sulla strada: un miraggio; totale indifferenza per i problemi quotidiani delle persone che lavorano lì dentro, problemi veri; non si è mai organizzata una vera assemblea anche per i non iscritti, un incontro in cui confrontarsi civilmente, e non solo nei posti che l'azienda ti mette a disposizione quando ti va, stipati come bestie a sentire le vostre sempre uguali prese di posizione, i vostri sberfleffi, i vostri "non sappiamo cosa fare è una fase interlocutoria".. per favore, ce la siamo già bevuta più e più e più volte.. se non sapete cosa fare del tutto, ditelo.. organizziamoci, ma ditelo.. non consigliateci di organizzarci come singoli, "se qualcuno sente i suoi avvocati lo faccia":

primo - non sono il Signor Burns, che apre la doppia parete con dietro la schiera di avvocati pronti a stritolare tutto e tutti;
secondo - e qui mi ripeto: facciamo qualcosa insieme che non sia lo sciopero ad orologeria, non consigliateci suggeriteci di organizzarci da soli;
terzo - ma cristo di un iddio, ma vi ci vuole un PR per capire che così dicendo, di fronte di 200 persone che vengono alle assemblee ogni volta, potrebbe (e dico potrebbe) passare il messaggio "attenzione attenzione: non sappiamo cosa fare, alternative non ce ne sono, luglio le palle sullo scoglio non ce le sbatto più, ognun per sé e dio per tutti?"

Detto ciò, con il sit in di oggi si voleva dare risalto alla nostra situazione nel giorno in cui: il Vostro amato presidente del consiglio ha dato lavoro a 9 persone di dubbia moralità per ripagarli della fiducia di Dicembre; tutti gli occhi sono puntati sulla "morte" di Bin Laden, che leggo ora sembrava volesse anche festeggiare i dieci anni dall'11/9 con il dirottamento di treni, probabilmente imbottiti di torte di compleanno; siamo in guerra per l'ennesima volta, ma con l'aggravante di esserci fatti prendere per il culo dal mondo a causa del (maddai!) Vostro adorato presidente del consiglio, a cui tanto "era" caro quell'(inf)ermo folle (baciamo le mani); più o meno tutto il paese è in mano ad un governo ammazza sociale/famiglia/scuola/etuttelecosechegiàsapete.

La cosa che mi preoccupa non è tanto che nessuno ci caghi, ma che se davvero non si fa qualcosa voi ci mandate a fondo.

Bisogna che gli "immezzisti" come me si diano da fare.

Idee?

mercoledì 4 maggio 2011

Spumeggiante (io ci metto la faccia)



"La mia ospitalità mi obbliga ad offrirvi una birra, ma sono talmente arrabbiato che sarà tutta schiuma".
Questo diceva Ned Flanders ai Movimentaristi che andavano a prendere Homer nella sua sala hobby per portarlo di nuovo nel campo della setta.
Posso dire lo stesso a voi: sono obbligato per carattere a starvi a sentire, ma non prendete che vi ascolti.

Volete picchettare?
Perfetto, ma sarà la seconda volta in vita mia che chiamerò i CC.
O la prima in cui dovrò farmi avanti a cazzotti.

Volete bloccare i binari del treno?
Ci sto, ma poi se vi vengo a pisciare in testa dal ponticello, zitti e testa alta con bocca aperta.

Dobbiamo prendere coscienza tutti quanti?
WOW! Ma mi viene da ripensare a tutti i mesi di silenzio che ci sono stati prima di rivedervi imbracciare i vostri foglietti, le vostre tracolle e le vostre urla.

"Qui c'è gente che lavoreno", si suol dire.
E allora lasciateci lavorare, pensate alle vostre vertenze, ai vostri rancori, alle vostre registrazioni di controllo, ai vostri picchetti, alle vostre amanti, ai vostri mettersi in mezzo, ai vostri sguardi distolti.
Non venite a dire a me come vivere, non venite a convincermi che "adesso è troppo, bisogna fare qualcosa". E' troppo da troppo tempo, e ce la siamo cavata benissimo tra di noi.
Esaudite i vostri bisogni di infermierine/psicologhe di questo gran cazzo nel vostro intimissimo privato, senza andare in giro a spruzzare merda dalla bocca.
Metteteci la vostra faccia da cazzo al posto di quelle maschere bianche, con i cartelli da riconoscimento all'americana.
Cercate di non mischiare il personale con il professionale, a meno che non facciate le puttane nel tempo libero.
Me ne fotte cazzi se adesso chiamate stampa e giornali per fare da cassa di risonanza, che poi fate raccontare le cazzate. Io l'anno scorso non ho accettato nulla, ne solidarietà, ne carità, ne elemosina. Abbiate il coraggio di stare zitti, almeno su alcuni argomenti.
Parlate con la gente, organizzate assemblee FUORI da quel posto, acchittate meeting, fate sentire la presenza.
Non mi venite a rompere i coglioni mentre mi fumo una sigaretta, non mi lanciate sguardi strani, non fate finta di essere "amici". Quelli me li so scegliere, e su alcuni di voi ho completamente sbagliato.
Ma si sa, sbagliando s'impara, ed ho imparato a farmi i cazzi miei: campo cent'anni? Non credo, ma evito di farmi rodere il fegato ancora di più. Venite a cercarci per parlare, non parlateci quando le circostanze ve lo permettono.

E, tu.. Si, tu guardia del corpo.
Puppa.

mercoledì 20 aprile 2011

Tanto Per..


..cambiare, rimanere uguali, credere, illudere..
Tanto Per..
..e qui siamo di nuovo nel limbo, si aspettano i ribelli senz'armi ma con bocche piene di parole inutili, li aspettiamo al varco, pronti ad essere derisi e raggirati..
..siamo di nuovo ad aspettare segnali sempre uguali, discorsi già sentiti, gesti già vissuti.. pronti a vivere altre giornate da soli, seduti mentre altri alzeranno bandiere e porteranno striscioni, grideranno anche per noi non sapendo che siamo in grado benissimo di strillare tutto quello che abbiamo dentro anche da soli..
..siamo di nuovo qui a capire se davvero ne vale la pena, che più che i soldi ci mancherebbero gli amici, quelli che per anni ci hanno ascoltato ed abbiamo sostenuto.. ci mancherebbero più la routine, il caffè e relative macchinette, gli ascensori, le chiacchiere appena varcata la soglia? o ci guarderemo indietro ed avremo nostalgia anche della posta da controllare, dei meeting, delle chiamate dall'alto?
..se davvero, per nostra volontà o per avverso destino, dovessimo andarcene da lì, e metter fuori il naso ad annusare un Italia che ci puzza di marcio, di antico, di stantio? se davvero il treno, la mattina, lo dovessimo prendere un giorno verso "di là", se non ci fosse più un bar, un incontro, uno sguardo?
..sembra melodrammatico (lo è, in realtà), ma a me dispiacerebbe..
..so solo che a volte, invece di aspettare, bisogna anticipare.. (essere pro attivi, giusto?)..
..forse è ora di dare qualche spallata, uno sguardo ed un pensiero, per una volta, "out of the box"..
..forse 'sto giro non dovrò curare, se riuscirò a preoccuparmi del prevenire..
..forse, pre una volta..
..forse..

Namaste.