martedì 17 maggio 2011

London's Dream Is Building Up, Building Up, Building Up..

Ogni giorno a Londra passano milioni di persone diverse: alti, bassi, bianchi&colorati, belli, brutti, con la pancia piena di birra od asciutta per le corse ad Hyde Park, con l'iPad e le cuffie della Bose gigantesche, con una macchinetta fotografica in una mano ed il caffè di Starbucks nell'altra, poliziotti che girano silenziosi e gruppi di collegiali che strillano come maiali sgozzati.
Da ieri, in giro per Londra, ci sono anche io
 Non fisso (ma questo è il sogno che Londra sta costruendo per me), ma ci sono anche io. E credo di piacerle, a 'sta City: vuoi che è giovane (tanto), vuoi che è dinamica, vuoi che non vuoi, ma a me Londra piace. E sto qui da poco più di 24 ore, e la City, quella vera, l'ho vista quasi correndo al volo stasera. Ma lo scoiattolo e gli aironi (almeno credo ,fossero aironi) a Regent's Park, l'Apple Store, Piccadilly con i sui schermi enormi, i pub pieni alle 7(pm) con avvocati in cravatta dalle guance rosse che si pisciano sotto dalle risate per strada, la gente che continua a chiedermi informazioni (o sono tutti di altre città, oppure ho la faccia da inglese, ma non credo), 'ste cazzo di monete che pure se dovessi rimanere qui da oggi non capirò mai i tagli e le forme associate, Darwin che mi guarda dalla banconota da 10 sterle, l'ufficio dove sto seguendo il corso stracolmo di gente bella dentro (Gabriela dove sei?), il tavolo da biliardo rosso in sala relax con annesse macchinette del caffè GRATIS, il pub dove entri e sembra sia la centesima volta che ordini una Foster's da abbinare ad un piatto di carne con patate che se fossero state cotte nel culo del diavolo sarebbero comunque bruciate di meno (mi sono spellato il palato. Mai successo.), le frasi troppo veloci che non capisci proprio ed alla fine ti parlano come parla Forrest Gump mentre tu SEI Forrest Gump, il pischello di colore che ti passa il pallone mentre passi sotto lo stadio di Wembley e ti chiede da accendere e poi ti guarda lo svuotino di Samson che stai fumando ed esclama "Is that weed?", le salse, le ragazze (giuro: non mi sono eccessivamente innamorato. Non perché siano brutte, ma perché se dovessi trovare il coraggio qui sto e qui rimango: love is bad.), il trio basso-chitarra-batteria in mezzo a Regent's Street che suona "Cocaine" e "I shot the sheriff" così, senza voce ne leader, la severità delle regole e la serietà con cui vengono seguite (provate ad entrare senza biglietto sul bus), la puntualità "inglese" eccessiva ma non fastidiosa, i mille supermarket indiani che a volte sembra di stare a Bombay se fosse continuata la storia delle colonie, afroamericani teletrasportati direttamente dal Queens ma con accento absolutely british, e musica e colori e verde e ragazze e negozi e tranquillità.
Ecco, tranquillità, intesa come integrazione. London suits to me. Perfectly.

Chissà.
Se Gabriela è chi dico io, sò cazzi amari pe tutti. Che alla fine, love is bad, but is also so sweet.

[PS: visto che una nana atomica Sabato sera ha deciso di trasformarmi nel suo unico modo di evitare un tuffo in piscina -EPIC FAIL-, non ho più (oltre al cellulare) la macchinetta fotografica. Quindi sto facendo foto col cellulare che Saint Iannon mi ha prestato. Che però non riesco a connettere in bluetooth. Il destino vuole ch'io ci torni, qui. Quindi beccatevi una foto che nulla c'entra con quanto sopra (o quasi), ma che mi piace. Kiss kiss, Ringo.]

Stè, se mai leggerai, t'incarichi tu di preparare
delle stampe per magliette?

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