venerdì 29 luglio 2011

Frullascoiattoli

È quasi il primo compleanno de "IL" pugno.



Qualche giorno fa una persona bella come il sole scriveva che le coincidenze non esistono, separandole chiaramente dalla questione destino. Nonostante stia vivendo molte cose con questa persona (tante e belle), questa non riesco proprio a condividerla. Preciso che non c'è stata nessuna discussione, solo l'ennesima coincidenza sulle coincidenze.
Parliamone: come la chiamate la situazione in cui alla radio passano un gruppo che alla radio non è mai passato, e quel gruppo lo conosci per un motivo ben preciso, perché lei te l'ha fatto conoscere?. E come se non bastasse, la canzone che passa si chiama "Londra", quella Londra che tanto vorresti fosse la tua prossima casa.
E come possiamo definire il caso in cui ti senti (e sei, alla fine) seguito nei posti dove vai? Concerti, ad esempio. Non volontariamente eh, sia chiaro. Ma così è, e quindi ci pensi su.
E poi ci sono gesti, parole, luoghi in cui sei stato ed in cui ti sembra di tornare, almeno con la testa.
Non mi sento ancora pulito, ma ci sto provando, e mi sembra anche di riuscirci abbastanza bene.
Ma.. sapete una cosa? Questo post l'avevo iniziato qualche giorno fa, per questioni di ricordarsi cosa volevo scrivere e di connessione non disponibile.
Ed ora tutto 'sto ricordo di che cazzo volevo scrivere non ce l'ho più. Mi sarò dimenticato, mi sarò voluto dimenticare. Fatto sta che questo è un altro punto a mio favore nella partita contro me stesso, da sempre la più difficile e combattuta.
Ora sono su un treno, come ai vecchi tempi sono appena sceso a fumarmi una sigaretta a Foggia: ecco, una semplice sigaretta mi ha fatto ricordare altro, ha spostato scatoloni nel cervello che stavano prendendo polvere e mi ha ricordato di interminabili viaggi verso Milano, di (appunto) sigarette fumate fuori e dentro il treno, di arrivi ed abbracci, di sonni insonni e aliti pesanti, crolli improvvisi e sveglie altrettanto brusche.
[spero che la mia Po voglia perdonare il suo nostalgico Nì, ma credo ci si stia abituando ai suoi tuffi nel passato. Oramai ho imparato a guardare bene se ci sono rocce, prima di buttarmi nel mare delle reminiscenze]
Non è più come prima, dove il guardare indietro mi portava a cercare contatti imbarazzanti, con conseguente catena di eventi disastrosi da una parte ed effimere soddisfazioni dall'altra.
Comunque, in tutto questo marasma mi capita ancora di pensare a qualche anno fa: so che a guardare indietro non si risolve nulla, ma ripeto, orami lo faccio con la consapevolezza di chi sa che tanto è andato, passato, vissuto.
[iTunes mi ha messo "Life and Death" di Giacchino, e sto piangendo. Un pochino. Chi conosce Lost, sa]
Nemmeno mi ricordo perché ci siamo lasciati. Ma ricordo quel giorno lunghissimo, partito da piazza del Popolo, passato per un bar lì vicino dove abbiamo bevuto un thè caldo (era quasi Natale), finito alla solita stazione.
I silenzi troppo lunghi e le frasi troppo brevi, quasi un imbarazzo di chi non sa che dire dopo più di due anni passati bene, davvero bene.
Mi spiace, anche se è acqua passata. Te l'ho già detto, ma te lo ripeto.
Ormai è andata, siamo cresciuti, ci siamo anche risentiti e spero davvero di vederti presto.

Ora mi sto lasciando dietro il mio Salento, che proprio mio non è ma me lo sento addosso. Mi lascio dietro gli ulivi, il sole, quelle pelli scure, quegli occhi tanto duri quanto accoglienti, la musica, l'orgoglio di una terra che sembra resistere agli attacchi di un mondo avido di spazi e moneta. Il mare, il cibo, il silenzio, i fuochi d'artificio -chissà com'è passare sopra dei fuochi con l'aereo, dev'esser bello forte-, i "Ciao Signora!", il caffè con ghiaccio e latte di mandorla.
Un Salento che in passato mi ha accolto da solo, in compagnia, che mi ha visto fare l'amore dopo un gradevole e privatissimo spettacolo, mi ha visto passeggiare e fotografare, baciare ed urlare, amare ed odiare.
Un Salento in cui torno sempre volentieri, da cui mi faccio dolcemente cullare e coccolare.

Credo di essere una brava persona. Spero, almeno. In vita mia ho fatto soffrire come mai avrei creduto, ma non l'ho mai fatto volontariamente, mai con cattiveria. Ho sbagliato tanto, ho preso decisioni affrettate, mi son fatto buttar giù dall'orgoglio, dalla presunzione, anche dall'idiozia. Lo so io ciò che ho fatto, e se qualcuno si sta chiedendo il perché di questa parte di post, non lo so nemmeno io. Molti hanno sempre pensato (pochi, nello specifico) che avere un blog sia uno sbandierare i propri cazzi al vento digitale. Io non la vedo così: chi ha un blog spesso lo fa per lavoro (beati loro), chi per buttar giù due righe di pensiero, chi per copincollare cose altrui.
Io lo faccio perché mi piace, basterebbe andarsi a leggere il mio primissimo post.
Non scrivo delle seghe/cagate/cazzate che faccio, per quello c'è FB.
Non è nemmeno quello che una volte si chiamava "diario", ne confessionale.
Per me, personalmente, è un post dove scrivo quello che non dico, quello di cui non parlo, quello che mi passa per il cervello (e 'sto saltare di palo in frasca credo ne sia un chiaro esempio).
[il ragazzo davanti a me credo stia tentando di battere il record di testa che cade mentre ci si addormenta, detenuto dal novantacinquenne pisano Lello Marcellini. È a buon punto, con circa 14 cedimenti di collo al minuto]
["ti sei accorta di me, quasi per caso.."]
Insomma, se ho fatto del male a qualcuno, mi spiace. In quel momento era inevitabile.

ps sulle fs: mai iniziare a vedere uno spettacolo di Geroge Carlin tra la gente. Rischiate che vi prendano per pazzo, io mi stavo strozzando da solo, dal niente.

Ma poi che palle tutte 'ste storie.
[in tutto ciò siamo arrivati al giorno tre per scrivere sto mucchio di stronzate]
Oggi è stata una giornata da "uau", con la u di uau.
E quindi ciao al resto, ciao al me vecchio -che comunque una visitina ogni tanto la farà-, ciao a un po' di cose.
Anzi.. altre cose ancora.

Come sarebbe bello avere Walter Bishop come, non so, anziano a cui deve fare da assistente un bambino per un mese come pena per aver sparato ad un gatto? Vorrei essere quel bambino.
Per il gatto, e per nonno Walter.
Cazzo, Fringe.
L'unica serie dopo Lost che mi fa dire " O: " alla fine di quasi ogni puntata.

E che mi prende, anche se meno di Lost, al punto che me ne frego se l'ho visto sul terrazzo di casa dai miei, col vento ed il silenzio ed i rumori improvvisi e Zeus che fa il bolo per venti minuti.

Preso.
Perso.

A presto.

4 commenti:

  1. Avevo scritto un commento. Ma non c'è. :(

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  2. Uff, ci riprovo, dicevo..."vengo qui per leggere del viaggio e mi ritrovo sulle note di Life and Death a vivere un mai esistito pomeriggio d'inverno." Non era così ma il senso, sempre che ne abbia, era questo.

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  3. Senso c'è, eccome.
    Allora a breve aggiornamenti live in differita del viaggio.
    Ed ho qualcosa anche per te, penzampò!!

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